La setta
Gli anni 90 non sono certo stati memorabili per il cinema di genere italiano, eppure, a ben guardare, anche questa decade ci ha lasciato qualche gioiello autentico se non, addirittura, almeno un capolavoro. Magari esagero a causa del troppo amore che da sempre provo per il più grande regista italiano ancora attivo, Michele Soavi, e in tal caso perdonate il mio entusiasmo “talebano”, ma se La Setta non è un capolavoro, siamo comunque dalle parti del grande Cinema Bis italiano, quel cinema che sapeva osare, che non aveva paura di sperimentare, e che garantiva ottimo intrattenimento dal respiro internazionale. Come ci racconta lo sceneggiatore principale, Gianni Romoli, tra gli extra del mediabook pubblicato da Koch Media, a causa di problemi legati al budget la sceneggiatura originale del film aveva subito alcuni tagli e qualche manipolazione, tuttavia, malgrado le imperfezioni dello script definitivo, malgrado un finalissimo evitabile (censuro lo spoiler ma preciso che non mi sto riferendo al finale tout court, che anticipa in modo apprezzabile perfino Alien 3, ma soltanto al finalissimo), La Setta anche a distanza di tanti anni resta un grandissimo film, denso di sublime atmosfera, testimonianza inequivocabile dello stile consapevole e prezioso del regista, della sua padronanza assoluta del mezzo cinematografico.
Certamente la storia dell’ennesimo avvento dell’Anticristo era cosa arcinota e perfino stantia nel 1991, dopo tutti i classici che avevano trattato egregiamente lo stesso tema, ma è pur vero che Soavi e Raffaele Mertes, (il direttore di fotografia), erano riusciti a rinvigorire la materia abusata con un approccio formale spericolato e sorprendente perfino oggi, all’alba del 2017. La Setta è un film generalmente sottovalutato e/o snobbato, ma meriterebbe molta più considerazione e attenzione: oggi, grazie al formidabile trasferimento 2K realizzato da Koch Media, è possibile davvero approcciarsi al film nel modo migliore, gustandone fin nei minimi dettagli le ardite invenzioni di regia e il complesso e raffinatissimo lavoro fotografico, che finalmente trova la giusta resa visiva -approvata dallo stesso Raffaele Mertes– anche in home video.
Vi ricordate i vecchi dvd di questo film? Ebbene, dimenticateli. Koch, con la sua consueta professionalità, propone un’entusiasmante edizione mediabook composta da un blu ray, un dvd “clone” del blu ray, e un dvd pieno zeppo di notevolissimi extra realizzati da Freak-O-Rama. Il master presentato è scintillante: neri robusti, definizione impeccabile, nessun uso di filtri e grana fine, assolutamente cinema like, con qualche momento magari più rumoroso ma sempre coincidente con le caratteristiche del girato originale. Per chi scrive, questo è proprio un transfer da riferimento: ottimizza al meglio le problematiche dei materiali a monte e ci offre un quadro stabile e davvero esaltante. Il formato di 1.85:1, scelto da Koch per il nuovo master, in questo momento è al centro di un dibattito animato perché, in Inghilterra, la Shameless ha editato un master differente del film con il formato di 1.66:1.
Va segnalato e precisato che il film è stato girato appunto con un rapporto d’aspetto di 1.66:1, ma le inquadrature sono state pensate per il mascherino 1.85:1, sicché entrambi i formati possono andare bene: Koch ha però scelto l’aspect ratio di 1.85:1 su precisa richiesta del dop, che ha esplicitamente detto di preferire questo formato. Sul versante audio, l’edizione propone tre tracce DTS HD MA 2.0 (DD 2.0 nel dvd “clone”), in italiano, inglese e tedesco, tutte con sottotitoli tedeschi opzionali e non forzati. La traccia che ci interessa concretamente, quella italiana, è pulita e potente, profonda, ci consente di perderci nel bellissimo score firmato da Pino Donaggio senza rimpiangere minimamente il 5.1 del vecchio dvd italiano.
A segnare un concreto valore aggiunto dell’edizione Koch Media è il comparto extra: a parte la trascurabile versione “corta” tedesca del film (101 min, HD), i trailer e la galleria fotografica, troviamo sette ottime featurette in italiano con interviste esclusive a Michele Soavi (19min), Gianni Romoli (34min), Raffaele Mertes (27min), Antonello Geleng (22min), Pino Donaggio (12min), Giovanni Lombardo Radice (12min) e Fabrizio Spurio (24min); un vero e proprio viaggio attraverso i ricordi, gli aneddoti, le testimonianze del team di Soavi, che ci svelano i retroscena e le vicissitudini produttive di questo piccolo, grande, film. In conclusione, un’ottima edizione che farà felici i fan di Michele Soavi, nella speranza che qualcuno, al più presto, pubblichi in bluray anche quel capolavoro che è Arrivederci Amore Ciao, e con l’augurio che, dopo il felicissimo exploit televisivo di Rocco Schiavone, questo 2017 possa davvero segnare un ritorno del regista al cinema!