Angoscia
2015
Angoscia è un film del 2015, diretto da Sonny Mallhi
Negli ultimi anni l’horror ha spesso prestato il fianco agli altri generi, per poi divenire incubatore di storie che uscivano dal soprannaturale e dal fantastico per entrare nell’ordinario e nelle piccole storie di vita quotidiana e familiare. In quest’ottica, che sembra seguire gli intrecci narrativi del più celebre Babadook, l’opera prima del produttore Sonny Mallhi, Angoscia, si presenta come un (apparentemente) leggero e interessante horror-drama psicologico e si rivela una piccola perla rara nel panorama della produzione indipendente americana. Tess (Ryan Simpkins) è un’adolescente che soffre di disturbo dissociativo dell’identità, o forse no. Forse i suoi problemi, la malattia, le crisi di panico e le allucinazioni sono dovute a un incidente scatenante esterno o a una forza che la trasforma e divora dall’interno. Nel prologo apprendiamo che Lucinda (Amberley Gridley), una sua coetanea, è morta investita da un’autovettura; da lì a poco capiamo che Tess, solitaria e silenziosa, è legata misteriosamente alla ragazza scomparsa e questa strana connessione la sta facendo sprofondare verso un abisso di dolore e sofferenze.
Allucinazioni, voci, perdita di coscienza improvvisa. La via della possessione (attenzione: non demoniaca) è plausibile tanto quanto quella della malattia psichica, perché il film sembra seguire, coi passi felpati, un doppio binario legato al tema della famiglia: il rapporto anomalo con la giovane madre e l’assenza della figura paterna (il genitore è in missione in Iraq) contribuiscono all’isolamento di Tess: sembra che non ci sia nessuno che può realmente capirla e avvicinarla, nessuno tranne la madre di Lucinda (Karina Logue) che cerca costantemente un contatto dall’aldilà. Qui Mallhi sposta l’attenzione sulle figure genitoriali, le due madri nettamente contrapposte e la battaglia interiore della protagonista che non sa quale “parte di sé“ far prevalere: quando sembra che Lucinda abbia preso il sopravvento su Tess ecco che assistiamo all’unica scena classica da film fantasmatico, con il personaggio defunto che “regola” i conti con la vita terrena, riunendosi con la madre e allontanandosi verso la luce.
Ma il finale di Angoscia spiazza anche il più attento degli spettatori: forse Lucinda non se ne è andata, o forse tutto quello che abbiamo visto nell’ultima ora e mezzo non è mai accaduto. Anguish procede sottilmente seguendo il dramma e il mistero, e inserisce pochi ma buoni momenti di suspense e di orrore che lo incastonano nell’horror psicologico per eccellenza: un’ombra, una visione (le mani degli “altri” schiacciate contro la finestra) e le musiche, cupe, incalzanti. Un’opera interessante e non scontata, che re-immagina il rapporto e il confine tra vita e morte.