Ant-Man
2015
Ant-Man è un film del 2015, diretto da Peyton Reed.
Da quando i Marvel Studios di Kevin Feige hanno preso in mano gli eroi della Casa Editrice a fumetti, gli Avengers di Stan Lee sono assurti al rango di icone pop: ma tutti sanno che tra i fumetti d’origine e i film c’è qualche differenza. A partire dalla composizione del gruppo originario: perché se nel blockbuster di Whedon il nucleo è composto dalla santa trinità (ovvero Captain America, Iron Man e Thor) più Hulk, Hawkeye e Vedova Nera, sulla carta i tre capoccia erano affiancati da Hulk, Wasp e Ant-Man, l’uomo formica. Sì, proprio lui: l’eroe destinato a chiudere la Fase Due del planning Marvel è addirittura uno dei primissimi Vendicatori. L’esigenza di mettere uno sconosciuto al centro di un film nasce dal bisogno della Marvel stessa di esportare su grande schermo nuovi eroi che possano affiancarsi, anche e soprattutto nel successo, a quelli classici. E attenzione, non è affatto un male. Perché se Cap e compagnia, con le loro origini, i loro comprimari e le loro avventure straconosciute oggi sembrano addirittura inflazionati, l’aria fresca che viene da eroi “di seconda fascia” non può che far bene a un cinema in continua asfissia che trova le storie pescando a piene mani nella mitologia fumettistica. E Ant-Man cade a fagiolo.
Scott Lang (Paul Rudd) è un ex ladruncolo dalla vita mediocre la cui esistenza viene stravolta quando si troverà ad aiutare il Dr. Hank Pym (Michael Douglas) a proteggere la tecnologia di Ant-Man, una tuta che permette di rimpicciolirsi e al contempo di accrescere la propria forza fisica in maniera direttamente proporzionale, appunto, a quella delle formiche, con le quali può comunicare attraverso un casco “traduttore/comunicatore”. Insieme a loro, anche Evangeline Lilly, che dà il volto alla figlia di Pym e alla defunta Janet Van Dyne, Hope; Darren Cross, ex allievo del dottore e intenzionato a rubare il progetto Ant-Man grazie a un altro costume, quello di Yellowjacket (Calabrone), evoluzione di quello di Pym; e Maggie, ex moglie di Lang. Quello che a prima vista stupisce del film, diretto dallo yes-men Peyton Reed, è come il soggetto sia riuscito a rendere coerente la storia mentre stravolgeva alle basi l’Ant-Man del fumetto: l’Uomo Formica originale era sì Hank Pym, ma Yellowjacket era l’evoluzione del suo costume indossato da lui stesso nel corso di una fortissima crisi depressiva; e Scott Lang era sì un mediocre divorziato, ma non ha avuto il costume dall’originale Ant-Man e neanche una storia con Hope Van Dyne, che nel fumetto… neanche esiste! Sì, perché l’unica Van Dyne lì è Janet, moglie di Hank Pym e addirittura alter ego della co-fondatrice dei Vendicatori di cui si parlava all’inizio, Wasp (Vespa).
Ciò detto bisogna dare atto al regista Reed e agli sceneggiatori Edgar Wright e Joe Cornish di aver fatto un ottimo lavoro. Ant-Man è un film riuscito e, nonostante i toni siano più leggeri e ironici rispetto agli altri film Marvel, sa essere divertente e appassionante. Il punto di maggior forza, comunque, rimangono gli effetti speciali che fanno di Ant-Man un’incredibile evoluzione di quanto già realizzato in passato con Radiazioni BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man, 1957) e Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (Honey, I Shrunk the Kids, 1989). Sequenze come il combattimento finale tra Ant-Man e Yellowjacket nella sala giochi della figlia di Lang, la prima esperienza di Lang con indosso la tuta e il viaggio molecolare fuori dallo spazio-tempo, sono momenti di grande spettacolarità. E occhio a dove mettete i piedi d’ora in poi.