Bone Tomahawk
2015
Bone Tomahawk è un film del 2015 diretto da S. Craig Zahler.
Il mischione tra horror e western non è di certo una novità (basti pensare a The Burrowers di J.T. Petty, tanto per dirne uno) e quasi sempre non ha portato i risultati sperati, scontentando sia i fan di un genere che quelli dell’altro. Non fa eccezione Bone Tomahawk, esordio alla regia dello sceneggiatore S. Craig Zahler (quello dell’inquietante The Incident del 2011), che, nelle pretese, vorrebbe essere un Sentieri selvaggi cannibalico. Una giovane moglie, Samantha O’Dwyer (Lili Simmons), viene rapita da alcuni esseri antropofagi che sembrano usciti da La montagna del dio cannibale di Sergio Martino, solo che non possono parlare, ma si esprimo, invece, attraverso un curioso fischietto di cartilagine situato sulla trachea. In compenso, morsicano di brutto.
Ne sa qualcosa il povero Sid Haig, minatore senza miniera, che viene fatto fuori prima dei titoli di testa. Il marito della rapita, Arthur (il Patrick Wilson amico di Jason Blum, visto in Insidious e L’evocazione – The Conjuring), si mette subito sulle tracce dell’amata, aiutato nell’impresa dallo sceriffo (il magnifico Kurt Russell), da un pistolero dal sangue freddo (il dottor Shephard di Lost, Matthew Fox) e da un arzillo vecchietto (Richard Jenkins) che non sa far altro che blaterare. Bene, l’avventura può cominciare. Mica tanto, perché per più di un’ora gli arditi cavalieri non fanno altro che peregrinare tra un canyon e l’altro senza che nulla accada. O meglio, qualcosa accade: Arthur si rompe una gamba e resta indietro. Capirai che colpo di scena. Quando invece arrivano i cannibali, la musica cambia. La violenza esplode dirompente e il gore imbratta lo schermo: corpi smembrati, altri divelti in due, mani mozzate e chi più ne ha più ne metta.
Qualcuno ha detto che Bone Tomahawk è il vero remake di Cannibal Holocaust – altro che Green Inferno – ma non è vero. Certo il finale è di quelli che non si dimenticano – ed è anche bello cattivello -, ma pure quello che succede prima non si dimentica: un’infinita ed estenuante passeggiata nei parchi americani che sembra quasi una punizione divina. Il tutto annaffiato da discorsi, più o meno esistenzialisti e/o più o meno divertenti, che vorrebbero strizzare l’occhio a Tarantino. A questo punto tanto vale aspettare The Hateful Eight… Peccato però, perché il cast era davvero wow-wow, con l’inossidabile Kurt Russell, sopra tutti, che gioca a fare John Wayne.