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Ex Machina

2015
Titolo Originale:
Ex machina
REGIA:
Alex Garland
CAST:
Domhnall Gleeson (Caleb)
Alicia Vikander (Ava)
Sonoya Mizuno (Kyoko)

Il nostro giudizio

Ex Machina è un film del 2015, diretto da Alex Garland.

Un lontano richiamo alle atmosfere di Stalker di Andrej Tarkovskij (1979) e un’inconscia necessità di evadere da un ambiente talmente avanzato tecnologicamente da risultare claustrofobico. Questa l’ambientazione di Ex Machina, primo film da regista dello scrittore e sceneggiatore Alex Garland.
Caleb (Domhnall Gleeson) è un giovane programmatore di computer che si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana nella casa in montagna di Nathan (Oscar Isaac), amministratore delegato della più grande società informatica del mondo. Caleb scoprirà ben presto che dovrà partecipare a un esperimento che lo vedrà interagire con un’intelligenza artificiale dalle sembianze di donna, di nome Ava (Alicia Vikander). Il racconto concepito da Garland colpisce e affascina dalla prima immagine. Ex Machina trae ispirazione dall’immaginario costituito dalla fantascienza moderna che si incentra sulla relazione tra uomo e macchina (donna), visto, per fare un esempio recente, in film come Her di Spike Jonze (2013). Non mancano inoltre le suggestioni tratte dalla fantascienza classica, nell’ipotesi accennata di un protagonista che dubita di essere umano, (nella scena memorabile in cui Caleb si taglia il braccio), che rimanda a temi già vissuti in Blade Runner di Ridley Scott (1982).

I riferimenti finiscono qui perché la pellicola riesce a essere originale, almeno inizialmente, soprattutto nella narrazione e nel suo continuo ribaltare le carte in tavola. I personaggi ambigui e i luoghi senza via d’uscita contribuiscono a rendere l’inquietudine di una storia realmente ipotizzabile in un futuro prossimo. Come si evince dalle coinvolgenti discussioni fra i due protagonisti maschili, Ex Machina tenta di far luce sulle conseguenze tangibili dell’eccessivo progresso tecnologico. Si focalizza, ad esempio, sul ruolo di internet e dei motori di ricerca, e su come questi ultimi lascino una lunga scia di informazioni sulle preferenze delle persone. Questi dati, immersi nell’oceano della Rete, definiscono l’identità di un individuo. E tramite queste identità è realmente semplice plagiare il prossimo. L’autore si concentra sul corpo femminile, sulle sue varie forme e, ancora una volta, sulla manipolazione. La creazione di un’intelligenza artificiale rende l’uomo simile a Dio? Al contrario, l’empatia del robot, data proprio dal fatto di possedere un corpo, rende la macchina analoga agli esseri umani, e questo si riflette nelle azioni compiute da Ava. Spunti molto interessanti, ma trattati decisamente meglio da Jonathan Glazer nel capolavoro Under the Skin (2013), film che vola indubbiamente più in alto.

Il regista realizza il suo esordio cinematografico, prima con elegante tranquillità poi con improvvisa ferocia, in un miscuglio di colori e ottime musiche. La sceneggiatura è buona, risplende nei dialoghi. La direzione degli attori convince, grazie alle buone interpretazioni dei tre enigmatici protagonisti. Il finale è, al contrario, deludente, fin troppo sbrigativo, poco originale e di facile intuizione. Purtroppo l’impressione è quella di un autore che non sa come concludere la sua opera, ormai infarcita di troppi argomenti. La fantascienza moderna, tranne alcune, pochissime, eccezioni, non riesce a essere efficace nell’immaginare una trasformazione radicale della società, data dalla tecnologia, ma riesce solo ad aggiungere piccoli ingredienti a ipotesi già esistenti da tempo. Alla stregua di quello che fa l’autore con questo, seppur buono, Ex Machina.