La Torre Nera
2017
La Torre Nera è un film del 2017, diretto da Nikolaj Arcel
Tra l’imminente uscita in sala del restyling di It e l’avvenuto debutto del serial televisivo Mr. Mercedes, l’odierno e sempiterno revival kinghiano si completa con la trasposizione cinematografica della sua trentennale saga di romanzi, La Torre Nera. Dopo anni di problematiche, tra case di produzione che abbandonano il progetto, un budget non sforabile intorno ai 60 milioni, cambi alla regia e al cast, l’imponente opera del maestro del brivido ha, infine, visto il buio della sala. Diretto e in parte sceneggiato dal danese Nikolaj Arcel (Royal Affair), il film mantiene, della fonte originale, l’ambientazione mista tra fantasy e western, mentre dal punto di vista narrativo attinge un po’ da tutti i libri della saga. La storia parte infatti dall’undicenne newyorkese Jake (Tom Taylor) e dai suoi incubi ricorrenti in cui compaiono paesaggi desolati, lo scontro tra un uomo in nero ed un pistolero ed infine una torre nera. Considerato instabile dalla madre e dal patrigno, Jake si renderà presto conto che ciò che doveva essere solo un sogno in realtà esiste ed ha un nome: Medio-Mondo. Attraverso un portale spazio-temporale, infatti, si addentrerà in questo universo parallelo e si ritroverà coinvolto nel cruento scontro tra il malvagio stregone Walter (Matthew McConaughey) e il pistolero Roland (Idris Elba), con il primo che brama la distruzione della Torre Nera, che protegge tutti i mondi dall’apocalisse, e il secondo che, più che per il bene comune, combatte per vendicarsi dell’estinzione del suo ordine cavalleresco.
Stephen King ha sempre dichiarato che la saga è nata dall’idea di fondere due sue grandi passioni, Il Signore degli Anelli e Il Buono, il Brutto e il Cattivo: l’epica degli ultimi combattenti senza macchia e la decadenza di un mondo giunto sull’orlo del baratro. L’incipit didascalico del film, riproponendo fedelmente quello del romanzo, sembra farci pregustare la grande epopea: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il Pistolero lo seguì”. Anche il mantra che Roland ripete prima di premere il grilletto non nasconde certo graditi echi leoniani. Peccato che tali premesse vengano subito dopo disattese, sfociando, la pellicola, in una crisi d’identità compensata con la logica dell’accumulo. Non riuscendo a (o non volendo) rimanere sui binari dell’opera trasposta, La Torre Nera si riduce a guazzabuglio troppo ricercato di generi e sottogeneri diversi tra loro, tanto che, alle volte, solo la presenza degli attori ti convince di non essere di fronte a una serie di cortometraggi messi uno dopo l’altro.
Non che gli attori e i personaggi che interpretano aiutino a risollevare il film, tra lo stregone tronfio e verboso di McConaughey e il pistolero pacioso e fintamente disinteressato di Elba; nel loro scontro si perde infatti quel carattere ossessivo presente nei romanzi e su cui si doveva puntare maggiormente. Così come si rinuncia da subito a descrivere il viaggio del giovane Jake (un Tom Taylor comunque encomiabile) come un vero e proprio mini-romanzo di formazione, concentrandosi unicamente sulla ricerca, non tanto necessaria, di una nuova figura paterna. La Torre Nera scorre, ha un buon ritmo che almeno lo salva dall’annoiare, ma passa attraverso una sceneggiatura ridondante e dialoghi che a volte sfiorano la comicità involontaria. Si avvia verso la fine già dopo mezz’ora e si conclude senza aver offerto alcuno spunto interessante. Con sequel e spin-off televisivo in cantiere, c’è da chiedersi che succede a chi mal comincia.