La Truffa dei Logan
2017
La Truffa dei Logan è un film del 2017, diretto da Steven Soderbergh
La qualità più indicativa di un autore come Steven Soderbergh risiede certamente nella totale mancanza (in senso eminentemente positivo) di coerenza, una qualità che il Nostro ha dimostrato di saper far emergere tanto esteticamente quanto (e soprattutto) tematicamente. E così, dopo il roboante annuncio a sorpresa, avvenuto quattro anni orsono, circa l’intenzione di abbandonare l’universo cinematografico per esplorare – con l’ottima prova seriale di The Knick e il lungometraggio Dietro i candelabri – le appetitose potenzialità della forma televisiva, ecco che l’eclettico cineasta di Atlanta torna a contraddirsi nuovamente, cedendo ancora una volta al fascino del grande schermo con La Truffa dei Logan, cialtronesca e caciarona action-comedy ultra kitsch a metà strada fra un prodotto indie dalle forti velleità autoriali e il più godereccio dei blockbuster, con tanto di ricco cast assortito a seguito. Concepito e magistralmente confezionato, all’interno di ambito di piena indipendenza produttiva, quale primo ambizioso prodotto della neonata Trans-Radial Pictures – e sostenuto dalla Free Association di Channing Tatum, oltre che dalla distribuzione di Amazon Studios – La Truffa dei Logan narra della rocambolesca e azzardata rapina organizzata dagli sfortunati fratelli Jimmy (Channing Tatum, ex promessa del football, zoppo a una gamba) e Clyde (Adam Driver, barista e veterano di guerra con un braccio solo) Logan, i quali decidono di compiere il memorabile colpo durante la gara automobilistica Coca-Cola 600 in programma nel weekend del Memorial Day alla Charlotte Motor Speedway.
Tuttavia, per riuscire nel loro piano, i due improvvisati delinquenti saranno costretti a organizzare l’evasione carceraria dell’eccentrico esperto di esplosivi Joe Bang (un allucinato Daniel Craig con tanto di pettinatura ossigenata), il tutto senza avere la minima idea riguardo all’esito dello scalcinato progetto. Ciò che rende estremamente godibile e strutturalmente solida un’operazione pericolosamente destabilizzante come quella de La Truffa dei Logan risiede principalmente nel gustoso atteggiamento autocitazionistico con il quale Soderbergh prende saldamente in mano il timone del comando, dipingendo un colorato e irriverente gruppuscolo di freaks profondamente provinciali – e molto vicini al laido immaginario di John Waters – che si delineano quale versione demenziale e improvvisata degli stilosi membri della banda degli Ocean’s – peraltro scherzosamente evocati in forma diretta nel corso della pellicola – il tutto all’interno di un universo grottesco e surreale radicato in profondità nel ventre molle di un’America rurale, cafona e profondamente Trump-repubblicana.
Ricorrendo al consueto eclettismo formale, condito da azzardate inquadrature grandangolari, una fotografia policroma ultrasatura e un montaggio ipercinetico che si sposa brillantemente con l’eterogenea e schizofrenica colonna sonora, Soderbergh mette in scena un racconto tematicamente bislacco ma drammaturgicamente solidissimo nella sua semplicità di sviluppo, partendo dal modello classico del robbery-movie più serioso – inaugurato con Rififi – e giungendo a una versione 2.0 de I soliti ignoti, nella quale la componente comedy riesce a tratti addirittura a tocca le vette del nonsense dadaista. Senza ambire alle ripide vette del capolavoro, La Truffa dei Logan segna l’onesto e gradito ritorno in forma smagliante di un cineasta capace come pochi di cavalcare il paludoso terreno dei generi con tutta la competenza e la spensieratezza di un vero maestro, senza tuttavia mai perdere quel gusto maramaldo e ribaldo che ne ha segnato positivamente la carriera sin dalle folgoranti origini.