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Midnight Special

2016
Titolo Originale:
Midnight Special
REGIA:
Jeff Nichols
CAST:
Michael Shannon (Roy)
Joel Edgerton (Lucas)
Kirsten Dunst (Sarah)

Il nostro giudizio

Midnight Special è un film del 2016, diretto da Jeff Nichols

Presentato in concorso all’ultima Berlinale, Midnight Special di Jeff Nichols ha deluso. Il giovane regista americano è arrivato a Berlino coronato dei suoi tre film precedenti che erano stati dei successi crescenti: Shotgun Stories, Take Shelter e Mud, ancorati a un paesaggio rurale in osmosi con la natura selvaggia, e popolati da personaggi folli e carismatici, hanno rapidamente trasformato Nichols in un nuovo bardo dell’America rurale e degli stati del sud del Paese, figlio spirituale di Terrence Malick, ultimo beniamino del cinema indipendente americano. Midnight Special, incursione nella fantascienza che ha luogo nello stesso contesto ambientale, ci invita a frenare il nostro entusiasmo. Si tratta di un road movie la cui azione ha inizio nel New Mexico e continua in Texas, Louisiana, Mississippi e Alabama verso un luogo molto specifico in Florida – alcune scene sono state girate in quegli stati, ma la maggior parte delle riprese sono state realizzate a New Orleans e in piccoli centri della regione. Il film comincia piuttosto bene. In fuga da fanatici religiosi e dalla polizia, Roy, padre di famiglia, e suo figlio Alton, accompagnati da un amico texano e pesantemente armati, ben presto si ritrovano prede di una caccia all’uomo in tutto il Paese, che ha mobilitato anche i più alti livelli del governo federale. Scopriamo presto che il bambino ha poteri soprannaturali, senza che possiamo capire subito se si tratta di una maledizione o un dono extraterrestre.

In questa folle fuga, il padre rischia tutto per salvare suo figlio e permettergli di realizzare il suo destino. Midnight Special è un film di inseguimento sulle strade americane, in paesaggi alternativamente splendidi e banali, anche se Nichols privilegia questo secondo aspetto. Il riferimento diretto, per stessa ammissione di Jeff Nichols, è Starman di John Carpenter, grande melodramma di fantascienza in cui una giovane vedova scortava un alieno che aveva preso in prestito l’involucro fisico del suo defunto. Ma il ragazzino dotato di speciale poteri distruttivi vagamente messianici e il padre che lo protegge, braccati dall’FBI, possono anche ricordare Firestarter, un altro road movie di fantascienza tipico degli anni ’80, tratto da un romanzo di Stephen King, ma inferiore al film di John Carpenter – che originariamente lo avrebbe dovuto dirigere. E nelle intenzioni, Jeff Nichols guarda al cinema di John Carpenter, quando quest’ultimo era al top della forma. Si può facilmente immaginare che il regista, adolescente negli anni ’80, abbia costruito il suo amore per il cinema grazie  ai film del regista di The Thing e a quelli prodotti e diretti da Steven Spielberg e altri. Widescreen, musica sintetica, le riprese in 35 mm. Siamo vicini al feticismo nostalgico e mimetico di JJ Abrams, anche se Nichols lavora su una materia meno divertente e più profonda, ed è coinvolto più intimamente nella storia che racconta – la dolorosa esperienza di un figlio malato avrebbe avuto peso nella genesi del progetto.

Come nei suoi film precedenti Nichols parla del rapporto padre figlio,  di figure paterne nello stesso tempo angoscianti e iperprotettive. E ritrova il suo attore preferito Michael Shannon, presente in tutti i suoi film; anche se dobbiamo riconoscere che Shannon finisce per annoiarci con il suo gioco monotono e poco sottile che riproduce di film in film, puntellato sull’intensità dello sguardo e sul viso espressivo. Neppure Kirsten Dunst è al top della forma, grossolanamente involgarita nei panni della madre in lacrime. Dopo un impressionante scena di fuga notturna su una strada di campagna, a luci spente, Nichols non si mostra all’altezza dei suoi riferimenti cinefili per quanto riguarda le inquadrature e gli spazi.  Midnight Special è piatto, poco spettacolare e ha soprattutto il difetto di essere pesante, sottolineato, e di prendersi terribilmente sul serio. L’ironia messa in mostra da Adam Driver come agente del governo – ancora una volta, un personaggio che è in linea con quelli di Richard Dreyfuss nei film di Spielberg o di Martin Charles Smith in Starman – gira a vuoto. Anche gli effetti speciali sono mediocri, simboli di una mediazione tra un film d’autore e una produzione commerciale che non decolla mai.