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Nymphomaniac Vol.1

2013
Titolo Originale:
Nymphomaniac
REGIA:
Lars von Trier
CAST:
Charlotte Gainsbourg (Joe)
Stacy Martin (giovane Joe)
Stellan Skarsgård (Seligman)

Il nostro giudizio

Nymphomaniac Vol.1 è un film del 2013, diretto da Lars von Trier.

Lars il fenomeno, come Jimmy il fenomeno, scandalizza, provoca, esagera, ma senza mai scadere nel banale, anche e soprattutto quando si tratta di sesso. Perché se è pur vero che Nymphomaniac Vol.1 mantiene ciò che promette, ovvero scene e situazioni “oltre censura” (che, si vedranno solo nella versione blu-ray), è altrettanto vero che intorno a quelle promesse c’è tutto un film da costruire. Anzi due, profondamente diversi per anima e filosofia. Il volume 1, ad esempio, è di base una commedia, una commedia che a volte porta alla mente situazioni da barzelletta tipiche di certi prodotti della sottocultura popolare, alla Jimmy il Fenomeno appunto. Con la ragazzina (Stacy Martin) sverginata da un meccanico unto e bisunto (Shia LaBeouf), o la segretaria tutto fare che si finge imbranata per non umiliare la mascolinità del datore di lavoro, la studentessa in treno che offre un coito orale all’uomo sposato, le bambine che allagano il bagno per nascondere alla mamma i reali motivi del loro appartarsi nel gabinetto…

La scene migliori sono quella della ragazza che, non ricordandosi i nomi dei tanti amanti, per sfoltire l’agenda decide di giocarsi il loro futuro ai dadi e quella in cui la stessa confessa ai diversi partner di non aver mai provato l’orgasmo prima. Anche quella con protagonista Uma Thurman, che arriva come un ciclone nella vita della ragazza per mostrare ai figli che razza di uomo sia il padre che li ha abbandonati per una fanciulla poco più grande di loro, sembra essere uscita da una delle prime commedie di Woody Allen.

Insomma c’è uno sguardo goliardico, divertito e divertente che giustamente cozza con situazioni più drammatiche, come la malattia del genitore, dove von Trier, da buon pornografo dei sentimenti che è, non rinuncia a mostrare la sofferenza, le lacrime e il culo sporco di merda. La morte insomma, alla quale si può rispondere solo col sesso, con una sofferta e liberatoria trombata consumata all’interno del reparto lavanderia dell’ospedale. Un sesso esplicito, o reso tale dagli effetti speciali (sogno proibito di qualsiasi nerd patito di Photoshop, che può allungare a piacimento il pisello eretto di Shia LaBeouf o di chi ne fa le veci), mai consumato nei tempi lunghi di un porno, ma sublimato in pochi dettagli di penetrazione e di coito orale centellinati nelle quasi tre ore del primo tempo. E poi c’è il confronto teatrale, come in un decamerotico, tra la ninfomane adulta (Charlotte Gainsbourg) e il vecchio sporcaccione (Stellan Skarsgård), dove si mescola tutto in maniera schizofrenica: voyerismo intellettuale, musica, pesca, quadri, numeri quantici e i Rammstein. Una confusione di immagini, suggestioni e situazioni che altro non sono che un viaggio sulle montagne russe nella testa complessa di Lars von Trier, persona non grata a Cannes, come oggi egli stesso ama definirsi.