Suffragette
2015
Suffragette è un film del 2015, diretto dalla regista Sarah Gavron.
Londra 1903. Per ottenere il suffragio universale, attraverso la guida di Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), operaie, borghesi, ragazze nubili e madri di famiglia si coalizzano in un’unica organizzazione sovversiva, dando vita a una vera e propria lotta senza quartiere contro l’apparato burocrate anglosassone, determinato a non riconoscergli il diritto di voto. In questo vortice socio-emozionale, rimarrà coinvolta attivamente l’operaia Maud Watts (Carey Mulligan) divenendo una delle più eminenti fautrici del movimento sovversivo per l’ottenimento della parità dei diritti. “Non più puttane, non più madonne, ma finalmente e soltanto donne”. Mai “slogan” fu più azzeccato per introdurre Suffragette di Sarah Gavron. Poderoso sul piano scenografico (riflesso del desiderio d’autenticità della Gavron), piacevole sul piano narrativo. Nonostante Suffragette sia un film storico, non appare in nessun modo polveroso o stantio, vantando una piacevolezza sospesa fra lo struggente e il liberatorio. Sarah Gavron “accarezzava” da molto tempo il sogno di realizzare un film sul movimento delle “Suffragette”.
La rappresentazione della donna così tormentata, “stuprata” coscienzialmente da un indomabile potere maschilista, funziona sotto tutti i punti di vista. Far trasparire questa crudezza, datata (ma anche no), è una scelta ponderata all’unanimità dalla stessa regista bretone e da ambedue le produttrici, Alison Owen e Faye Ward. Una storia scioccante e commovente, che a distanza di oltre 100 anni, risulta ancora assurdamente contemporanea. Ad aiutare in tutto ciò, è l’interpretazione ottimamente drammaturgica di Carey Mulligan, nelle vesti di un’operaia “fittizia” (personaggio fantasiosamente partorito dalla Gavron). Una giovane, dimessa esternamente e demolita internamente, capace però di rialzarsi e di sfoderare quell’orgoglio e quella dignità barbaramente perdute o coattivamente sottratte.
L’intento della Gavron, in Suffragette, è di non attuare un lavoro puramente biografico. Si cerca totalmente di smuovere le coscienze, di far riflettere, ancora oggi, chi ha una visione discriminatoria. L’imperativo del film è che “narri” in un modo pratico, a un pubblico vasto, con quella rilevanza capace di abbattere le sensazioni che possono essere riconducibili unicamente al passato. Il cinema si “tinge” di viola, bianco e verde, i colori rappresentativi di questo storico movimento femminista. Suffragette delizia e appaga in maniera ecumenica: errato, dunque, omologarlo a puro lavoro “rosé” .