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Jukai – La foresta dei suicidi

2016
Titolo Originale:
The Forest
REGIA:
AI-Film, Lava Bear Films
CAST:
Natalie Dormer (Sara/Jess Price)
Taylor Kinney (Aiden)
Eoin Macken (Rob)

Il nostro giudizio

Jukai – La foresta dei suicidi è un film del 2016, diretto da Jason Zada

Jukai – La foresta dei suicidi ci insegna che esistono punti nodali sulla Terra in cui si concentrano forze oscure e inafferrabili, dove il caso non è contemplabile come alibi e il paradosso del senso vivo della morte non solo è possibile, ma è persino tangibile, esperibile, quantificabile. La foresta di Aokigahara, angolo di verde ai piedi del monte Fuji, in Giappone, così fitta da lasciar penetrare a malapena i raggi del sole, rientra in questa categoria come luogo consacrato (secondo solo al Golden Bridge di San Francisco) al darsi la morte, a consegnarsi direttamente alle porte dell’oblio. Mediamente ogni anno vengono conteggiati tra i 50 e 100 suicidi: le autorità locali hanno istituito delle ronde per ispezionare il bosco ed evitare nuovi tentativi di suicidio o per recuperare i corpi, mentre ovunque vengono piantati cartelli che dissuadano gli aspiranti suicidi. Sembra, comunque, che non sia così impossibile imbattersi, per quei pochi folli che vi si addentrano a puro scopo ludico, in cadaveri rimasti esposti alle intemperie del tempo anche per settimane. In giro per la rete si trovano foto e documentari, terrificanti.

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Uno degli horror più riusciti degli ultimi anni, appunto Jukai – La foresta dei suicidi, parte proprio dal mito della foresta e dei suoi abitanti, gli Yurei, gli spiriti degli anziani abbandonati lì a morire e portatori di rancore. Nel film di Jason Zada, Sara (Natalie Dormer, la quale inscrive il film nel sempre più numeroso sottoinsieme degli horror con gli attori di Game of Thrones) avverte una strana sensazione nei confronti della sorella gemella. Scoprendo subito dopo che quest’ultima è scomparsa durante una gita nei dintorni della foresta di Aokigahara, dove Sara si reca, sicura di poterla ritrovare viva. La accompagna un americano conosciuto sul posto che le procura una guida. Ma il viaggio dentro la foresta diventa subito un percorso pieno di suggestioni orrorifiche, provocate dalla mistica conformazione degli alberi, dall’aria di morte che aleggia e dalla presenza dei terribili Yurei che sfruttano il lato più triste del carattere delle persone per spingerle al suicidio.

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Per Zada il lavoro è tutto qui, la foresta è un film in sé, con le macchine abbandonate al parcheggio, i nastri che attraversano la folta vegetazione per far sì che i propri corpi vengano ritrovati, i cadaveri, i cartelli minatori, le zone mai esplorate che potrebbero contenere portali verso altri mondi. L’impalcatura orrorifica di Jukai – La foresta dei suicidi si basa esclusivamente sugli spaventi e sui salti dalla sedia costruiti ad arte, come nei video virali che si trovano facilmente su YouTube. D’altronde, l’atmosfera cupa è già la storia, riempie lo schermo e infonde inquietudine senza troppi sforzi, al punto che la sequenza della corsa notturna di Sara, con i volti pallidi, terrei, degli Yurei che la fissano, o la studentessa che la adesca nella grotta diventano graffi profondi nelle corde dei nervi. In sintesi: la star del Trono di spade e Hunger Games ci porta alle radici della paura…