The Strain – Stagione 1
2014
The Strain – Stagione 1 è una serie tv del 2014, andata in onda per la prima volta in America nel 2014, ideata da Guillermo Del Toro e Chuck Hogan.
The Strain, debutto sul piccolo schermo per Guillermo del Toro, in collaborazione con Chuck Hogan e prodotta da FX, sebbene promettente nel concept, un vampirismo non più diabolico, ma patogeno, vacilla alquanto nella resa. Forse in parte la delusione è suscitata dalle notevoli aspettative legate ai suoi creatori, l’uno riconosciuta auctoritas del cinema horror-fantastico, basti solo ricordare il suo visionario Il labirinto del Fauno (2006), il secondo artefice di Prince of Thieves (2005), da cui è tratto The Town (2010). Tuttavia, la serie (13 episodi) ora in onda in Italia su Fox, sceneggiata dalla coppia del Toro-Hogan e derivata dal loro omonimo romanzo, ha notevoli carenze nella messa in scena, nella resa dei personaggi e nel cast.
L’incipit di The Strain, in cui è riconoscibile un certo ascendente di Fringe, è certamente d’effetto: il volo Regis Air proveniente da Berlino viene trovato immobile e sprofondato in un inquietante silenzio, come se non solo i passeggeri, ma anche l’intero velivolo fosse privo di vita. All’improvviso, quattro dei passeggeri si destano in preda a una sorta di angoscioso affanno. A fare l’allarmante scoperta sono il direttore del Centro per il Controllo delle Malattie Infettive, Ephraim Goodweather (Corey Stoll, House of Cards) e la dottoressa Nora Martinez (Mía Maestro), che saranno i protagonisti di una lotta contro una creatura millenaria, il Maestro e la sua mostruosa progenie. Sin dalle prime sequenze è percepibile un approccio medico-scientifico alla narrazione del terrore, aspetto ricercato dallo stesso del Toro (alla regia del primo episodio), che ha dichiarato di voler ammantare la vena orrifica con un realismo documentario, da cui poi il sovrannaturale scaturisca man mano. Infatti non è più lo stokeriano conte Dracula, o il murnauiano Nosferatu, ma il balcanico Striga, a minacciare le sue indifese vittime con un terribile morbo. Allora, il vampirismo da maligna presenza sovraumana diviene un parassita, estrinsecando così una latente fobia collettiva, che negli ultimi anni ha già portato a tramutare i romeriani morti viventi nei contagiosi zombie di The Walking Dead.
Se interessante è lo spunto, decisamente meno lo è la sua realizzazione. Lo scenario newyorkese, perfetto per realizzare spettacolari scene di pandemia e isterismo collettivo, è sprecato, forse per il budget insufficiente. Le ambientazioni, particolarmente riuscite nel romanzo, sono qui sostituite da poche location, sparute sequenze in esterno e latitanza di creature mostruose (eccezione fatta per l’episodio 8, forse il più riuscito). Inoltre, i personaggi non brillano per originalità e approfondimento psicologico (difetto anche del libro): alla sequela di cattivi prototipici, dal miliardario spregiudicato al nazista subdolo e immortale, si contrappone una coppia di protagonisti (Ephraim e Nora), un ensemble di patetismo, mediocrità verbale e incoerenza psicologica. Lui, convinto sostenitore dell’empirismo scientifico in poche ore si converte alla superstizione, lei lo segue senza remore, entrambi persuasi da un vecchio cacciatore di vampiri, lo stereotipato professor Setrakian (David Bradley), che la soluzione all’epidemia sia l’uccisione di una creatura mitologica. Se The Strain- Stagione 1 introducendo i personaggi e la vicenda ha dato adito a qualche perplessità, sarà certo interessante vederne gli sviluppi in quella successiva, tratta dal secondo capitolo della trilogia (La caduta) e in uscita nell’estate 2015 negli USA.