The Visit
2015
The Visit è un film del 2015, diretto da M. Night Shyamalan.
Servisse un ulteriore chiodo per sigillare la bara dello Shyamalan di Il sesto senso, The Visit ci offrirebbe l’occasione per concludere questa triste sepoltura. Di fronte alla sua ultima opera poco importa quanto questa sia meno peggio delle sue più recenti produzioni cinematografiche, ciò che è indiscutibile è la totale perdita di originalità e brillantezza da parte di un regista che, con i suoi primi film, è stato in grado di sorprendere. E l’ottimo risultato raggiunto sul piccolo schermo con Wayward Pines sembra essere più una piacevole parentesi che un vero e proprio ritorno in auge. The Visit racconta la settimana di Rebecca e Tyler, due giovani fratelli alle prese con il loro primo incontro con i nonni materni. La madre dei ragazzi, che a causa di una lite non vede i genitori da anni, decide di non accompagnarli e Rebecca, aspirante regista, desidera realizzare un documentario che possa permettere ai nonni di riavvicinarsi alla figlia. Nella sperduta fattoria della Pennsylvania in cui vivono i due anziani, le dinamiche domestiche iniziano però a prendere una brutta piega, tanto da mettere a repentaglio la vita dei due fratelli.
Scritto, diretto e in buona parte finanziato dallo stesso Shyamalan, The Visit riflette le caratteristiche di un film low budget e in particolare le proprietà di molte delle precedenti opere targate Blumhouse, prima fra tutte l’espediente del found footage tanto caro al produttore Jason Blum. Le riprese in stile documentaristico sono tra le più convincenti tra quelle viste negli ultimi anni all’interno del calderone di film appartenenti a questo sottogenere, le ambientazioni non deludono e gli attori, inquietanti quanto basta, riescono a fare la loro parte creando, seppur raramente, momenti di paura alleviati da stacchi di comicità più riusciti dei primi. Forse l’aver posto l’asticella tanto in alto con le sue prime produzioni, ha reso solo più drammatica la caduta, certo è che questo ritorno all’horror da parte del regista un tempo etichettato come “l’erede di Spielberg”, per quanto non del tutto fallimentare, non riesce a convincere. Fin dall’inizio sembra di avere a che fare con un film che stenta a decollare. Il gioco con cui si passa dall’ironico ritratto di una coppia alle prese coi problemi dell’età senile ai momenti di ambigua tensione è tirato per le lunghe. Gli attimi di terrore sono smorzati dalla prevedibilità delle scene e la comicità, che fa capolino spezzando la monotonia del racconto, non sembra tanto una potenziale deriva nella comedy, quanto il frutto di un mancato obiettivo.
A rendere ancora meno convincente l’insieme sono infine certi richiami al passato dei personaggi, vicende della loro infanzia legate per lo più alla figura paterna e che sembrano inseriti per poter portare la pellicola al minimo sindacale dei novanta minuti. Nonostante l’idea interessante e una svolta narrativa ben riuscita, The Visit è spinto in avanti da un motore difettoso, fatto di tempistiche sbagliate e un finale sbrigativo col quale Shyamalan prova a chiudere la trama e risolvere, seppur in maniera superficiale, le problematiche interiori dei due fratelli. Quel che resta all’uscita dalla sala è l’amarezza dovuta a un’attesa delusa. L’eleganza di Shyamalan se ne è andata e insieme a essa il filo di tensione sul quale riusciva ad appendere gli occhi e il respiro del pubblico.