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Turbo kid

2015
Titolo Originale:
Turbo kid
REGIA:
François Simard, Yoann-Karl Whissell, Anouk Whissell
CAST:
Munro Chambers
Laurence Leboeuf
Michael Ironside

Il nostro giudizio

Turbo Kid è un film del 2015, diretto da François Simard, Yoann-Karl Whissell e Anouk Whissell

Oggi come allora il cinema neozelandese, un po’ come l’ozploitation australiana, continua a sorprendere. Quando si pensava che questi mondi lontani avessero detto tutto quello che c’era da dire in termini di cinema di genere, ecco spuntare dal nulla cose tipo The Babadook (2014) e Turbo Kid. Uscite da un’altra epoca (e un’altra cinematografia), dove proliferavano film come Next of Kin (1982) e La banda della Bmx (BMX Bandits, 1983), ma anche Interceptor (Mad Max, 1979). Turbo Kid recupera in pieno la filosofia e le atmosfere di quel cinema caciarone e colorato che faceva la differenza. Prodotto con una strana cordata che lega Canada e Nuova Zelanda, secondo le intuizioni intelligenti che hanno ispirato iniziative come Frontières (il giovane mercato delle co-produzioni internazionali legate al solo cinema di genere), per cui i soldi per questo tipo di prodotti ormai vanno ricercati un po’ ovunque nel mondo, Turbo Kid è stato interamente girato in Quebec con l’intenzione dichiarata di ricostruire i set desolanti dei post-atomici degli anni ‘80. In questo scenario apocalittico si muove un ragazzino (figlio di un mondo “che è andato avanti”, per dirla alla Stephen King), rimasto orfano dei genitori dopo che un cattivissimo Michael Ironside ne ha fatto scempio difronte ai suoi occhi. Per il giovane l’unica consolazione è un fumetto, Turbo Kid appunto, che racconta le gesta di un supereroe a caccia di spietati criminali.

Così, nella mente del ragazzo comincia a maturare il sogno di vendetta nei confronti dell’uomo che è stato causa di tutti i suoi mali e che ora controlla quelle terre. Ma pensare a queste cose non è salutare in un mondo dove ci si ammazza anche solo per una goccia d’acqua. A dargli coraggio e fiducia in se stesso sarà però l’incontro con una giovane ragazza robot, carina e ingenua quanto basta per farlo innamorare, e con un pistolero senza storia e senza scrupoli, che suo malgrado pesterà i piedi al borioso Ironside. Diretto a sei mani da tre giovanissimi registi, due maschi e una femmina, François Simard, Yoann-Karl Whissell e Anouk Whissell, Turbo Kid è la parabola di un coming of age, violenta, sanguinaria e senza pietà, che ha però il pregio di non prendersi mai sul serio. Si ride di fronte ai corpi martoriati, agli intestini srotolati dalle ruote delle biciclette, alle teste mozzate, al gore più estremo, ma allo stesso tempo si prova una sensazione di giocoso disagio, nell’attendere il momento in cui si avrà l’ardire di osare ancora di più. Sembra un film delle Troma, ma più intelligente, perché dietro il carnevale dell’eccesso che i tre giovani cineasti mettono in scena, c’è la consapevolezza di giocare con i generi e la voglia di evocare atmosfere che pensavamo perdute.

Turbo Kid, infatti, altro non è che una plateale celebrazione degli anni ‘80, rievocati con gusto e ironia nei tratti distintivi: la musica – la colonna sonora curata dal gruppo elettronico canadese Le Matos è da erezione spontanea –, il look dei personaggi, l’estetica dei gadget e persino la fotografia. Dietro alla parvenza di operazione un po’ sciocchina si nasconde invece una sensibilità intellettuale che lascia sbalorditi. La dimostrazione definitiva di come, dopo il cinema dei Tarantino, dei Winding Refn, dei Bruno & Helen, sia ancora possibile creare un qualcosa di originale dall’amalgama del cinema del passato. Anche di quei controversi anni ‘80 di cui abbiamo imparato a rinnegare tutto, musica, vestiti, economia e che adesso, visti da lontano, ci sembrano quasi una nuova Itaca dove approdare.