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Intelligence servizi & segreti

2009
Titolo Originale:
Intelligence servizi & segreti
REGIA:
Alexis Sweet
CAST:
Raoul Bova
Ana Caterina Morariu
Massimo Venturiello

Il nostro giudizio

Raoul Bova interpreta un ex parà diventato agente segreto per compiere una vendetta che gli rode le viscere…

Può darsi che chi scrive si inganni, ma dalla fiction italiana, se proprio non ci si possa spingere a dire che spiri una nuova aria salubre, arrivano ultimamente dei piacevoli refoli. Perché, se è vero che il tentativo di resuscitare il western in prima serata, da parte di Terence Hill/Giulio Base, con Doc West, si è risolto in una specie di spin-off di Don Matteo – degno del plotone di esecuzione con i rei messi di schiena -, un piccolo tv movie come Negli occhi dell’assassino di Edoardo Margheriti è sintonizzato perfettamente sulle frequenze di un amante del bis e della sua filosofia, Antonella Troise compresa, come si è cercato di dimostrare altrove.

Intelligence servizi & segreti (sei puntate trasmesse dal 21 settembre, quindi siete ancora in tempo per acchiappare le due che restano) è una produzione Taodue di Pietro Valsecchi, diretta da certo Alexis Sweet – non è uno pseudo, anche se tale suona fortemente:  Sweet ha un sito ufficiale, con una ricca documentazione bio-filmografica incorporata – che aveva già firmato con la stessa compagnia tre stagioni di R.I.S. Delitti imperfetti e Il capo dei capi.

La sensazione è che in questa nuova serialità si sia, per così dire, alzato il livello dello scontro. La scrittura ha sempre come referente tipo il bambino di seconda media che siede nei banchi di dietro – anche se editor per Taodue è Sandrone Dazieri – ma si insinua una violenza più cattiva del consueto; serpeggia quella gratuità di effetti che si sarebbe detta bandita da palinsensti sotto controllo. E se per caso uno – uno della nostra consorteria, intendo – si fosse trovato di fronte al teleschermo verso la metà della terza puntata, quando Raoul Bova, il protagonista (cioé, Gianluca Petrazzi che lo controfigura e coordina l’azione), salta sul parabrezza di una macchina in corsa in un parcheggio coperto, che verrà poi fermata da una sua collega con una scarica di revolverate, avrebbe riprovato la madeleine del Cittadino si ribella mescolata con quella scena di Mark il poliziotto dove lui ferma una Giulietta a colpi di magnum, standole di fronte. Addirittura? Sì. Tant’è che potrebbe anche attraversare il cervello il pensiero balzano che una sequenza del genere l’abbia magari girata Castellari in incognito.

L’andamento è desultorio, ma nel fondo, insomma, alla fine dei conti, il prodotto c’è. Valsecchi ci ha investito l’ira di dio, questo va anche aggiunto: 20 milioni di euro per sei puntate puntano verso uno starndard all’americana: gli ambienti sono ricchi, ci si sposta tra Europa e Africa e Raoul Bova porta il plus valore di una presenza e di una faccia che vanno sempre più migliorando col passare degli anni..

Bova dà vita a un ex ufficiale dei parà, Marco Tancredi, che dopo avere visto massacrare i suoi compagni in un’azione decide di chiudere. Con il supporto di una psichiatra, Irene Ferri, che prima lo cura e poi se lo sposa. Poi però, non si sa bene chi, non si capisce bene come, gli rapiscono e uccidono la moglie. Cosicché lui decide di staccare la pistola dal chiodo e di arruolarsi nei servizi segreti, macinando vendetta tremenda vendetta. I caratteri che ha intorno, colleghi, superiori, i cattivacci, sono il solito materiale fictionario da dozzina. E l’attitudine è rigorosamente filogovernativa, con grandi spottoni per le esibizioni muscolari delle forze dell’ordine. Ma Tancredi ha una sua allure tragico/maledetta che Bova riesce a esprimere parecchio bene.