24 – Stagione 1
2002
24 – Stagione 1: azione e sentimento, ma frullati insieme da un ritmo frenetico, il tutto si svolge in 24 ore, ogni episodio un’ora della giornata.
A mezzanotte del giorno delle elezioni primarie per la presidenza americana, una telefonata avverte l’agente Jack Bauer dell’unità antiterrorismo che qualcuno attenterà alla vita del senatore Palmer, in lizza per essere il primo presidente nero degli Stati Uniti. Jack entra in azione, ma la cospirazione è più grande e radicata all’interno dei servizi segreti di quanto si possa immaginare. Poche ore più tardi sua moglie e sua figlia verranno rapite. La minaccia ha radici europee e arriva da un passato scomodo che si pensava dimenticato. Il bersaglio non è il solo senatore Palmer. Qualcuno ha tradito e ha messo in moto una macchina di distruzione che non guarda in faccia a nessuno. Dopo 24 ore la vita di Jack Bauer e di chi lo circonda non sarà più la stessa.
Inutile negarlo 24 rappresenta una nuova evoluzione del serial televisivo. Un cammino in costante crescita che in America sta elevando i prodotti per il piccolo schermo a pari dignità di quello per il cinematografo, anzi di più. È da tanto ormai (prima ancora della nascita delle riviste specializzate) che andiamo dicendo che chi fa il nostro mestiere non può più prescindere dalla fiction. Se lo fa è fuori, è rimasto indietro, non è più in grado di cogliere le bizzarre evoluzioni della settima arte che rimane tale anche a dispetto del mezzo che la ospita. 24 n’è l’ennesima conferma. Creatori della serie sono due vecchie volpi del piccolo schermo: Joel Surnow e Robert Cochan, formatosi uno su Miami Vice e l’altro su L.A. Law, che oltre all’azione conoscono anche bene il mondo della passione e dell’intrigo sentimentale (provengono entrambi da Falcon Crest).
Proprio questa miscellanea di elementi che controlla e muove le gesta dell’agente speciale Jack Bauer (da una parte in corsa contro il tempo per adempiere ai suoi doveri e dall’altra costretto a tradirli per ricompattare una famiglia frantumata, tra le altre cose, da una relazione extraconiugale mai definitivamente superata). Insomma azione e sentimento, ma frullati insieme da un ritmo frenetico (il tutto si svolge in tempo reale: 24 ore per 24 puntate, compresa la pubblicità) e da una predilezione per i colpi di scena e i ribaltoni in corsa da far impallidire Alias. Si parte con il rapimento della figlia di Baure, si mischiano le carte e Jack da cacciatore si trasforma in preda e poi in boia ma alla fine ce la fa; si mescolano ancora le carte e i cattivi che abbiamo conosciuto non sembrano più tali se paragonati ai veri mandanti, Jack scopre che una sottile linea rossa cancellata dalla polvere del tempo lo lega al Senatore Palmer, si mischia ancora e la famiglia di Jack è di nuovo in pericolo e anche quella del senatore va in frantumi, ennesimo rimescolamento di carte e doppio jump finale in cui non tutto quel che abbiamo visto era vero.
L’ultima puntata di 24 raggiunge un pathos e un liricità che è propria dell’opera televisiva (con i suoi tempi lunghi, le sue attese il suo affezionarsi ai personaggi) e lo trasforma in un maglio diretto allo stomaco dello spettatore, così senza preavviso e senza pietà. Forse al momento non tutto sembrerà tornare, ma sicuramente prima che i titoli di testa comincino a scorre sul (piccolo) schermo farete fatica a sentire il suono del vostro respiro.