Häxan – La stregoneria attraverso i secoli
1922
Häxan – La stregoneria attraverso i secoli è un film del 1922, diretto da Benjamin Christensen
Difficile da credere, ma ai tempi del muto i preti bacchettavano di meno e la mannaia del censore risparmiava addirittura qualche metro di pellicola. Beh, non proprio da tutte le parti, ma semmai nel nord Europa, in quella penisola scandinava ancora oggi faro delle più moderne e illuminate socialdemocrazie. Quella stessa Svezia che, per esempio, ora produce con finanziamenti statali i film pornografici di Mia Engberg, già ottanta anni fa versava danari per il danese Benjamin Christensen e per folli progetti stregoneschi come . L’intento era certo nobile: chi si sarebbe opposto a un film storiografico sulla persecuzione delle streghe, sulle torture, sui roghi in cui migliaia di poveracce avevano perso la vita nei secoli passati? L’idea era forse quella di girare un documentario, ma il risultato finale, casuale o provocato con furbesca nonchalance per gabbare i soliti (noti) moralisti, è un lavoro diviso in diverse parti, non tutte felicemente amalgamate tra loro. Si inizia con un excursus edificante sui differenti sistemi cosmogonici dell’antichità, per poi illustrare con raffigurazioni, effigi e incisioni d’epoca il materiale iconografico relativo alle superstizioni e alle credenze popolari. Come dire, questa è storia. Ma Christensen fa, letteralmente, il diavolo a quattro, appunto, e indossati i panni di Belzebù (perché è proprio lui il marcantonio barbuto e cornuto che tenta la giovane e inesperta contadina) dà sfogo alla sua proteiforme verve narrativa. Così le streghe cominciano a volare sui manici di scopa, a far mercimonio di unguenti e pozioni, e soprattutto a baciare il deretano di sua maestà il demonio, segno di rispetto e deferenza secondo la tradizione.
Häxan – La stregoneria attraverso i secoli non fa sconto a nessuno, e il sabba può cominciare con filologica accuratezza, tra diavoli ninfomani che sollevano la coda puntuta per onorare le più scatologiche pratiche e le streghe che danzano seminude tra calderoni ribollenti per poi abbandonarsi a un’orgia sfrenata e bestiale. C’è anche spazio per il proverbiale sacrificio degli infanti, messi a rosolare in un tegame. Ma la blasfemia non finisce qui, perché il regista danese ci dà dentro senza pietà, anticipando in una sequenza quello che nei decenni successivi sarà il nunsploitation, cioè i vari interni del convento alla Eriprando Visconti ed epigoni. L’astuta serpe striscia di soppiatto in un monastero di pie monache, seminando il panico e invasando le consorelle, una delle quali trafigge un’ostia e ricopre di sputazzo la statua del Bambin Gesù. Che dire di cotanta trasgressione per un film dei casti anni Venti? Christensen cerca di salvare capra e cavoli, con alcune sequenze di un lirismo abbacinante che vedono una anziana innocente torturata e costretta a confessare immondi crimini mai commessi.
Da segnalare l’uso sapiente del primissimo piano, che precederà di qualche anno l’intensità diafana e martirizzante della Falconetti in La passione di Giovanna d’Arco (1928) di Dreyer. E se il film si chiude con un esplicito riferimento alla medicina moderna, all’isteria come eziologia clinica capace di spiegare le alterazioni umorali delle presunte streghe, questo non basta a evitare le clericali sfuriate. Soprattutto quelle dei puritani americani che vietarono il film, per non parlare di altri Paesi dove la pellicola circolò ma con tagli pesanti. Per la cronaca, Häxan – La stregoneria attraverso i secoli fu rieditato nel 1941 e nel 1968, nel primo caso con cambiamento di sottotitoli, nel secondo con accompagnamento musicale jazz e voice-over di William Burroughs. Per il restauro della pellicola bisognerà però attendere fino al 2001.