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Tony, l’altra faccia della Torino violenta

1980
Titolo Originale:
Tony, l’altra faccia della Torino violenta
CAST:
Emanuele Cannarsa (Tony as Emanuel Cannarsa)
Giuseppe Alotta (Santini)
Paul Teitcheid (Salvatore as Paul Theicheid)

Il nostro giudizio

Tony, l’altra faccia della Torino violenta è un film del 1980, diretto da Carlo Ausino.

Outsider del cinema italiano – quasi un indipendente dei vecchi tempi, potremmo dire – Carlo Ausino gode di una certa fama tra gli appassionati del bis proprio per la coppia di polizieschi Torino violenta (1977) e Tony, l’altra faccia della Torino violenta oltre che per l’horror La villa delle anime maledette (1982) e pochi altri titoli. Un merito che va riconosciuto ad Ausino è di aver realizzato film dignitosi pur potendo contare solo su budget molto ristretti: la povertà della messa in scena è evidente, tanto più in quelli che dovrebbero essere film d’azione. Torino violenta nasce nel solco delle varie “città violente” che furoreggiavano nel cinema (Milano, Roma, Napoli) e può contare su una star come George Hilton accanto a nomi e volti sconosciuti, pur vedendo calare nettamente l’impatto spettacolare. Con Tony, l’impianto produttivo è ancora più povero, e lo dice subito la presenza del caratterista Emanuel(e) Cannarsa come protagonista.

Già spalla di Hilton nel precedente film, diventa qui il fulcro della vicenda, in un misto di poliziesco e noir che trasuda una dignitosa povertà da ogni scena (in certi momenti, ricorda i polizieschi di Mario Bianchi come Provincia violenta). Se uno sconosciuto come Cannarsa è il personaggio principale, i ruoli di contorno sono rivestiti da altri caratteristi che non sono però i soliti volti trucidi ed efficaci del nostro poliziesco, bensì facce abbastanza anonime che cercano di imitarne le fisionomie. Nonostante il titolo, Tony non è un sequel: Cannarsa sveste i panni del poliziotto per indossare quelli dello spiantato. Un giovane ribelle che si arrangia con lavoretti e piccoli furti: vive ai margini della legge ma ha un suo codice d’onore, e la polizia lo vede con diffidenza, ad eccezione del commissario Santini. La vita di Tony si complica quando, nel tentativo di sventare il rapimento di un bambino, riconosce uno dei banditi e viene ferito: una volta ripresosi, deve guardarsi sia dai poliziotti, che sospettano di lui, sia dalla malavita, che vuole eliminarlo.

La forza del film sta nell’atmosfera crepuscolare e nei personaggi borderline: interessante il protagonista, tra l’amicizia coi clochard e il rifiuto della violenza, come pure l’opposizione tra il poliziotto progressista (Giuseppe Allocca, già gangster in Torino violenta) e quello reazionario. Nessun inseguimento, si spara col contagocce (a volte fuori campo) e le sequenze dinamiche sono ridotte (ricordiamo l’irruzione nel covo dei banditi e il finale nel night). Va tenuto conto, però, che, a quanto si dice, alcune scene sono andate definitivamente perse. Da notare la presenza di un incredibile, e abbastanza inutile ralenti durante il sequestro del bambino.