338 Arletta Avenue
2011
Fuori concorso al Torino Film Festival 338 Arletta Avenue, thriller “casalingo” ispirato a Paranormal Activity al netto degli elementi soprannaturali.
Perché poi, del Canada, si ha un’immagine un po’ così, rosa confetto, il mondo civile, senza armi da fuoco in giro come crede Michael Moore, tutti bravi buoni e belli. Chiedetelo agli abitanti di Arletta Aveneu, nel quartiere residenziale di Toronto, presi di mira dal serial killer più sofisticato che vi possiate immaginare. Evidentemente ispirato al “meccanismo” narrativo di Paranormal Activity, 338 Arletta Avenue di Randall Cole, presentato fuori concorso al Torino Film Festival, centellina la suspense pedinando un poveraccio, Nick Stahl, che non sa fino alla fine cosa diavolo gli stia accadendo, in questo messo molto peggio dello spettatore che almeno dal principio ha il “beneficio” della soggettiva del mostro. La tensione (che non è sempre sinonimo di paura) è innegabile, ma diciamolo chiaramente, tutta e solo costruita sull’attesa dell’evento finale e solo marginalmente favorita dalla messinscena. Che insegue i punti di vista delle micro videocamere disseminate dal killer in ogni dove, e occorre una notevole sospensione di credulità per considerare plausibile un “occhio” nello specchietto retrovisore dell’auto… A essere più sconcertante, però, è il non-sense del film. Cosa racconta 338 Arletta Avenue? Un puro e semplice congegno, il teorema di distruzione di chissà chi per devastare (lo si intuisce nell’epilogo) famigliole felici, senza movente e infischiandosene dei personaggi. Forse è la nuova via dell’horror, che crede di poter tranquillamente fare a meno di qualunque drammaturgia; nel caso, noi preferiamo cambiare strada.