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Due tigri e una carogna

1976
Titolo Originale:
High Velocity
REGIA:
Remi Kramer
CAST:
Britt Ekland (Mrs Andersen)
Liam Dunn (Bennet)
Ben Gazzara (Clifford Baumgartner)

Il nostro giudizio

Due tigri e una carogna è un film del 1976, diretto da Remi Kramer

Due tigri e una carogna sarebbe da far vedere più e più volte ai registi che oggi girano film d’azione credendo che l’alta velocità (il titolo originale è High Velocity) sia soltanto una questione di immagini che si succedono rapidamente e di montaggio forsennato. No. È una virtù intrinseca, l’alta velocità, il sistema circolatorio di un film che un cuore di ferro irrora in tutte le sue parti, con una compensazione perfetta. Come accade a Due tigri e una carogna, “filmetto” solamente in rapporto alla scarsa conoscenza che se ne ha (in Italia chi lo ha visto, lo ha visto o in televisione anni fa o nella videocassetta Avo program; ma non è che all’estero sia più divulgato, colonna sonora di Jerry Goldsmith a parte), ma per tutto il resto certamente “filmone”. Due tigri: Ben Gazzara – del quale mi è difficile ricordare interpretazione migliore – e il nero Paul Winfiled, che nel film si chiamano Clifford Baumgartner e Watson, ex veterani del Vietnam rimasti da quelle parti dopo la guerra. Personaggi magnifici, due duri che si stagliano nettamente sulla fauna umana delle Filippine, ma mezzi arrugginiti («Quando ho saltato il muro ho sentito un crrrr giù per la schiena….»; «Sì, siamo due ruderi… abbiamo perso lo scatto»); esseri nati per vivere in mimetica («Io ci ficcherei mezza umanità in queste tute…»), ai quali il Vietnam non ha lasciato altro se non la voglia di tornare a combattere nella giungla.

La carogna è invece Alejandro Rey, che nel film si chiama Alejandro Martel, che è l’idea platonica stessa di tutti i doppiogiochisti, infami e traditori che possiamo ricordare sullo schermo. Giovane, elegante, belloccio, assolda i due mercenari per andare a liberare Keenam Wynn (che ha il privilegio di venire doppiato da un magnifico Alberto Lionello), capo della filiale Filippina di una multinazionale Usa rapito dai ribelli. Rey si scopa la moglie di Wynn (Britt Ekland), macchina di far fuori le due tigri e l’ostaggio a missione ultimata ed è intrescato pure con i ribelli («Alejandro Martel è mio zio – dice Victoria Racimo, la capa dei guerriglieri allo sbigottito Wynn – Alejandro Martel è un patriota!»; «Figlio di puttana, bimba, non patriota…» commenta Gazzara che sta spiando la scena. Un film che ha, oltretutto, dialoghi e battute memorabili.

Chi l’ha girato, Due tigri e una carogna? Un regista che sia riuscito a realizzare scene come quelle dell’attacco alla piazzaforte ribelle dell’ultima mezz’ora di film, logica vorrebbe che avesse lasciato qualche altro segno di sé nell’universo. E invece Remi Kramer non sappiamo chi sia né risulta abbia fatto mai nient’altro. A meno di non volerlo identificare in un Remi Kramer che stando alle notizie della Rete ha scritto dei libri per bambini. È anche vero che guardando i crediti finali, si scopre che c’erano una legione di assistenti alla regia e una seconda unità. Mistero. La produzione, la First Asian Film of California, è nata e morta con questa pellicola, della quale risulta produttore il giapponese Takashi Oashii, che si è poi occupato di documentari e di cartoni animati. Anche altri nomi coinvolti dicono poco. Michael Parson, produttore associato e sceneggiatore, e Joseph Wolf, executive in numerosi horror americani, da Nightmare a Children of the Living Dead.