Sei donne per l’assassino
Il combo (dvd + Blu-ray) di Sei donne per l’assassino pubblicato dalla Arrow (per i più esigenti c’è anche la steelbook con il Blu-ray che costa come un bambino) era l’occasione che molti fan di Mario Bava e del genere cui il suo film diede il via, attendevano per poter finalmente disporre di un’edizione definitiva. E le capture che la Arrow aveva diffuso da qualche mese e che testimoniavano il lavoro di restauro 2K condotto a partire dal negativo originale del film, lasciavano davvero presagire il meglio. Per non dire del ricchissimo corredo di extra con cui l’edizione si presentava guarnita.
E in effetti il lavoro di contorno è stato eseguito in una maniera sopraffina. A parte il commento di Lucas, si segnala il documentario Psycho Analysis che entra nelle anse più riposte del film e del genere con una serie di contributors d’eccezione che vanno da Dario Argento a Carlo Lucarelli. Addirittura hanno allegato ai bonus lo stravagante Yellow, diretto da Ryan Haysom e Jon Britt, che utilizza i vecchi stilemi del thriller all’italiana per raccontare della caccia a un serial killer in una glaciale e bluastra Berlino. Ma ancora: le testimonianze di Forzani e della Cattet, registi di Amer e L’etrange couleur des larmes de ton corps, una dissertazione su Bava tenutasi lo scorso anno durante il festival di Courmayeur e, per non dire d’altro, il ricco booklet di accompagnamento al “pacchetto”, coperti nato con fascetta double-face che da una parte mostra l’artwork cinematografico e dall’altra ne propone uno nuovo creato da Graham Humphreys.
La qualità visiva è davvero eccezionale e si sarebbe portati a dire che, col 2K, più di questo umanamente non sarebbe ottenibile. Tutto bello, tutto buono, tutto encomiabile, se non fosse che una magagna è salata fuori anche in questa grande edizione del capolavoro forse no, ma certamente di uno dei film più apprezzati e storicizzati di Mario Bava. Si è notato, per farla breve, che l’immagine di questa edizione è stata zoommata per arrivare a un 1.66:1 che non è certo il formato originale del film, tant’è vero che la comparazione con altre fonti dimostra che questa versione “croppa”, inevitabilmente, qualcosa ai lati dell’immagine. Sulla liceità di questo arbitrio, è scoppiato un dibattito molto acceso che ha coinvolto anche nomi eccellenti, in primis quello di Tim Lucas che ha difeso la scelta della Arrow sostenendo che ciò che si perde ai lati non fa parte delle informazioni necessarie e che anzi, paradossalmente,in questa versione l’attenzione dello spettatore resta meglio concentrata sul fulcro centrale dell’immagine baviana.