The Knick – Stagione 1
2014
The Knick – Stagione 1 è una serie tv del 2014, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2014, ideata da Jack Amiel e Michael Begler.
Ambientata in una New York di inizio ‘900, The Knick racconta le vicende del Knickerbocker Hospital e del chirurgo cocainomane John Thackery. La serie si apre con l’ennesimo fallimento del Dottor J. M. Christiansen, brillante primario di chirurgia che da tempo desidera sconfiggere i problemi di placenta previa e di parti prematuri. Quando la dodicesima paziente muore sotto i ferri, a concludersi non sono solo la vita della donna e del piccolo che portava in grembo, ma la stessa esistenza del medico. Il Dottor Christiansen si suicida tormentato dalle frustrazioni e a prenderne il posto sarà il migliore dei suoi allievi. Interpretato da un superlativo Clive Owen, John Thackery è un prometeo moderno, un Victor Frankenstein incapace di accettare i confini imposti dalla natura. L’ossessione per il superamento di se stessi, alimentata da un carattere egocentrico e arrogante, non si sposa però con l’impossibilità di superare i limiti dettati dalla conoscenza. Ad alleviare il tormento dell’antieroe Thackery restano così oppio e cocaina. Il suicidio del proprio mentore assume allora l’aspetto di una spada di Damocle che pende sul capo del protagonista, pronta a ricordargli quanto ogni piccolo traguardo è e sarà sempre il risultato di infiniti fallimenti.
La scienza, quella di The Knick, è di carattere esclusivamente empirico e le prove e i tentativi che trasformano i pazienti in cavie da laboratorio sono la stessa metodologia che può offrire loro una cura. Ma per quanto ci si possa spingere oltre, il confine non svanisce, si sposta solo un poco più avanti. La ricerca e le innovazioni scientifiche sono una presenza fissa all’interno della serie che del resto si vuole ispirare, se pur solo parzialmente, alla figura di William Stewart Halsted, medico a cavallo tra i due secoli al quale si devono alcuni degli studi più innovativi dell’epoca. La scenografia e la ricostruzione degli ambienti sono del tutto credibili, come fedele al periodo storico è il realismo degli interventi che, a ogni puntata, regala litri di sangue e scene di una crudezza esemplare. Attorno allo scontroso Dottor Tachery e al reparto del quale è primario, ruotano figure eterogenee capaci di descrivere il contesto di una Grande Mela ancora in fase embrionale, ma che già mostra i denti con i quali intende azzannare il futuro. Una New York violenta e razzista nella quale si scorgono e si specchiano le basi dell’attuale società americana. Ecco allora l’emigrazione con tutte le sue ombre, il razzismo del quale sono vittima un brillante medico e l’intera comunità afroamericana, la malavita organizzata e quella che, a gestione famigliare, dirige “la distribuzione” dei malati come si trattasse della più banale delle merci.
La regia di Steven Soderbergh (a suo agio con il piccolo schermo come già dimostrato in passato) offre alla serie un tocco autoriale che non sempre è concesso in televisione, garantendo ai dieci episodi della prima stagione omogeneità e coerenza. Le musiche di Cliff Martinez, a loro volta, sanno essere incisive, capaci di sottolineare i momenti più intensi attraverso un’elettronica moderna e mai fuori luogo. Tolta la noia di alcuni episodi centrali nei quali si percepisce una certa ripetitività, resta una serie che, all’interno della marea di show a sfondo medico, ha saputo trovare la propria strada con originalità.