Orson Welles e la scena lesbo: la Saffo-doccia hard
Georgina Spelvin vs Judith Hamilton
Ormai da parecchi anni (sei, sette, otto? Ho perso il conto…) Lesborama è una rubrica fissa sulle pagine di Nocturno, all’interno della sezione Cinesex. Abbiamo sempre e solo preso in considerazione film più o meno contemporanei o comunque del passato prossimo, lasciando volutamente fuori dal gioco l’enorme patrimonio collegato al cinema vintage. Così, ci è venuta fuori l’idea di creare un distaccamento on line di Lesborama che si concentri esclusivamente sul passato. L’opportunità di partire stando fortemente – come suol dirsi – sul pezzo, ci viene offerta dalla notizia, col sapore di uno scoop, che Orson Welles nel 1975 si sarebbe occupato del montaggio di una scena lesbo molto particolare, all’interno di un film hard, 3 A.M., diretto con lo pseudonimo Robert McCallum da Gary Graver, suo amico e collaboratore. Stando a quanto racconta Josh Karp nel libro Orson Welles’s Last Movie, il regista di Quarto potere avrebbe messo mano a questa sequenza nel quadro di uno scambio di favori con Graver, che aveva lavorato, gratis, come direttore della fotografia, alla pellicola incompiuta di Welles The Other Side of the Wind, L’altra faccia del vento – la cui storia intricatissima andrebbe un giorno raccontata per esteso: oggi, al giugno 2015, l’IMBD categorizza il film in post-produzione e chissà mai che questa sia la volta buona, dopo innumerevoli falsi allarmi, per vedere il grande inedito.
Ma restando a 3 A.M. (aka 3 A.M. Time of sexuality): la scena su cui Welles avrebbe seminato un po’ del proprio genio in moviola ha come protagoniste Georgina Spelvin e Judith Hamilton ed è tutta ambientata in un box doccia. La Spelvin si sta lavando, con un asciugamanano messo a turbante sui capelli. La Hamilton bussa, entra, si spoglia in un baleno e parte all’approccio dell’altra donna ficcandole diritta la lingua in bocca. Il bello è che la vittima non è collaborativa, anzi ha un atteggiamento renitente, anche se risponde ai baci alla francese dell’altra. Poi, quando la Hamilton passa alle vie di fatto sul corpo della turbantata Georgina, seno e più giù, la situazione porta le due partner ad accucciarsi sul pavimento della doccia dove, con acrobazie e contorsioni mirabili, il tutto culmina nella gloria di un intensissimo sixty nine. Particolare molto eccentrico: la Spelvin, all’apice del godimento, si porta un proprio piede alla bocca e si succhia l’alluce. Ci si crede senza problemi che l’abbia montata Welles e che abbia lavorato, come ritiene qualcuno, anche sul particolare tipo di colonna audio che accompagna questo lesbo, perché siamo di fronte a una scena che crepita – la più bella del genere, in doccia, che mi sia capitato di vedere: assolutamente e senza forse; soprattutto grazie alla forza erotica che le imprimono la recitazione appassionata, i mugolii e la flessibilità di Georgina Spelvin, mentre la Hamilton non fa niente di più che compiere in maniera professionale il proprio dovere. Nello stesso film, per inciso, c’è un altro episodio lesbo in cui sempre la Spelvin, pratica una masturbazione e un cunnilinguo a Clair Dia dopo averla messa a letto e averla spogliata.