Angelo Pannaccio e l’ultimo eroSSvastika degli anni Settanta
Holocaust – I ricordi, i deliri, la vendetta (parte seconda), una stramberia fche conta ammiratori anche tra gli americani.
Holocaust – I ricordi, i deliri, la vendetta (parte seconda) è un film-Frankenstein, composto di parti eterogenee e girate in tempi diversi. Ma qualcosa all’interno di questa stramberia funziona perfettamente e conta ammiratori anche tra gli americani.
La ricostruzione più verosimile di come siano andate le cose è la seguente: dopo che nel 1979 lo sceneggiato Holocaust – sull’olocausto degli ebrei – ottenne anche in Italia grande successo di ascolti, Angelo Pannaccio si fece venire in capo l’idea di sfruttarne il titolo, aggiungendovi un “parte seconda”, tanto per essere molto chiari. Il regista aveva messo insieme, l’anno precedente, un film intitolato La casa del serpente che narrava vicende legate a ebrei e nazisti, ma rovesciando la dialettica normalmente presente nelle storie sull’olocausto: qui erano i sopravvissuti ai campi di sterminio a diventare spietati esecutori dei criminali di guerra individuati e puniti nei modi più atroci. O più ridicolmente atroci. Pannaccio agiva lontano dai nazi del 1976, dei quali, a quel punto, non restavano nemmeno i vermi della sepoltura. Tuttavia andò formando il suo Holocaust – I ricordi, i deliri, la vendetta (parte seconda) con la stessa identica filosofia riciclatrice e combinatoria che avevano praticato Garrone e gli altri erossvastikisti. In sostanza, c’era un vecchio film girato da Pannacciò nel 1972 – rimasto inedito – che si imperniava sulla storia di una donna (Kay Fisher) dotata di un tremendo potere mentale a seguito di esperimenti medici compiuti su di lei, quando era bambina, dai nazisti. Strumentalizzando una ragazza (Susan Levi) la telepatica la spingeva a compiere omicidi efferati a danno di ex boia delle SS e fiancheggiatori dei tedeschi. Il titolo era Subliminal, una splendida giornata per morire e a farne fede resta anche un rarissimo 45 giri della colonna sonora, composta da Giuliano Sorgini. Mistero collaterale: il film di Jess Franco del 1974 – uscito in Italia nell’aprile 1976 – Piaceri erotici di una signora bene, ossia Shining Sex, nell’originale era la storia di un’ aliena collegata mentalmente a una ragazza terrestre, mentre nella versione italiana diventava né più né meno la stessa trama del film di Pannaccio, con una donna scampata ai lager che uccide per vendetta i suoi carnefici usando come braccio armato un’altra donna da lei controllata psichicamente.
Fatto sta che Pannacciò rispolvera nel 1978 il suo film mai terminato – per mancanza di fondi – aggiungendoci mezz’ora circa di nuove riprese che allargano il tema della vendetta contro i nazisti a un gruppo di cacciatori di criminali di guerra molto determinati, i quali entrano subito in azione, all’inizio, ammazzando a colpi di fucile e di pistola William Berger – che in uno squarcio retrospettivo esplicativo vediamo in uniforme da SS rastrellare e uccidere un gruppo di uomini e sparare a bruciapelo a un prete – e con lo strangolamento della ex kapò Elisabeth Tulin, denudata in un bosco e legata con corde che la strozzano. Il collante tra il girato vecchio e quello nuovo dovrebbe essere garantito dalla presenza di Gordon Mitchell, che nel film del 1972 era una specie di vagabondo testimone dei fatti che riguardavano Dorothea e Lucilla (cioè la Fisher e la Levi), mentre nel nuovo girato è il capintesta dell’organizzazione che si occupa di liquidare i nazisti sopravvissuti o i loro discendenti. Si tratta di riprese fatte a distanza di sei anni, quindi la differenza nell’aspetto dell’attore è sensibile. Comunque, un buon 90% di Holocaust – I ricordi, i deliri, la vendetta (parte seconda) è costituito dal vecchio Subliminal, che facendo due conti doveva essersi fermato a circa 50 minuti di materiale utile montabile. La parte più squisitamente erossvastika, nei flash back ambientati durante la guerra, ha invece come protagoniste Tina Aumont – che nel montaggio finale dovrebbe rappresentare la madre di Kay Fisher, e in una scena pratica del sesso orale a un soldato prima di venire da costui trucidata con una raffica di mitra mentre un gruppo di bambini è costretto a cantare lì davanti – e Elisabeth Tulin, la quale si esibisce in una performance imitativa di quella, celebre, di Charlotte Rampling nel Portiere di notte. Il pezzo forte della parte nuova è invece la punizione comminata a un collaborazionista, sequestrato, legato a un tavolaccio e fatto torturare dalla lingua di una capretta che lecca del sale versato sui suoi piedi, fino a far morire la vittima di un attacco cardiaco per il troppo ridere. Nella scheda fatta all’epoca su Nocturno, Gomarasca evocava una scenetta analoga vista in un film di Franco e Ciccio. “Soltanto che qui si faceva sul serio”.
Va detto che Subliminal, giudicato astraendolo dalle superfetazioni posteriori del 1978, è un film molto suggestivo. Persino bello. Susanna Levi offre un’ottima interpretazione nel ruolo di Lucilla, un personaggio che arriva dal Nulla e sul quale resta appeso più di un punto interrogativo. Pannaccio girò delle sequenze in maniera persino virtuosa, a cominciare dalla passeggiata sul lungomare della Levi accompagnato dalle note della canzone di Sorgini Laura. Ma anche l’incontro di Lucilla con Gordon Mitchell, che inizia come un approccio di natura sessuale e termina con l’uomo preso da una crisi convulsiva, è dubbio se nel riso o tra le lacrime, dopo che gli occhi della ragazza hanno scavato dentro di lui portando a galla un ricordo legato alla guerra – anche se non si capisce se Mitchell fosse un collaborazionista; forse sì, ma l’attore che dovrebbe essere lui nel passato è persino più vecchio di Mitchell e non c’entra fisiognomicamente proprio nulla. Efficaci anche gli omicidi di Andres Resino, accoltellato in macchina da Lucilla, e di due coniugi fatti fuori nel letto mentre dormono, dalla Levi, per mezzo di un trapano. Holocaust – I ricordi, i deliri, la vendetta (parte seconda), sebbene si presenti come molto povero e sparuto, fu venduto praticamente ovunque e la sua stramberia è arrivata anche all’orecchio degli americani, a tal punto che tra gli ammiratori del film si conta anche Eli Roth.