The Harvest
2013
The Harvest è un film del 2013, diretto da John McNaughton.
The Harvest è un film che si dipana su più livelli. Di certo c’è l’amore di una madre, portato alle estreme conseguenze tanto da diventare malato e nocivo per il proprio figlio. C’è anche una storia di amicizia adolescenziale (o amore, che si voglia) così importante da mettere in discussione le regole imposte dalla famiglia. Infine, c’è una sottintesa parabola sulla società americana – e di certo occidentale, in senso più ampio – in cui il nucleo consanguineo rappresenta ancora oggi il limite entro cui pulsa l’egoismo individualista nella contemporaneità. Tutti questi argomenti, così profondi e così vasti, riescono a trovare una sintesi in un prodotto che riesce a veicolarli in maniera semplice senza renderli inaccessibili al grande pubblico. Andy (Charlie Tahan) è un ragazzino inchiodato sulla sedia a rotelle da una malattia degenerativa che ne impedisce i movimenti degli arti inferiori. Vive con il padre (Michael Shannon) e con la madre Katherine (Samantha Morton), la quale lo tiene segregato in casa senza la possibilità di avere alcun contatto con l’esterno. Quando la giovane Maryann (Natasha Calis) si trasferisce con i nonni accanto alla sua abitazione, stringerà amicizia con Andy ed inizierà anche a farsi delle domande sulle ossessive attenzioni della madre.
Nonostante mettano sul banco diversi contenuti, sia la sceneggiatura che lo script di Harvest (curati da Stephen Lancellotti) risultano estremamente essenziali. La pellicola non ha bisogno di particolari intrecci o di grosse riflessioni per arrivare al nocciolo della questione e dire quello che ha da dire. Diretta in modo ottimale da John McNaughton, che torna da regista di un lungometraggio dopo quasi un decennio di stop, non perde mai di intensità ed è priva di tempi morti, inserendo solo gli ingredienti utili a una storia a suo modo originale. Grossa parte del merito nel reggere l’intera vicenda va all’interpretazione dei protagonisti, sulle quali spicca tra tutte una bravissima Samantha Morton che si atteggia da caporale nazista e cerca di esercitare totale controllo sul figlioletto malato: prima inchioda le finestre di casa, poi lo costringe ad alzarsi per dimostrarle che è stato in grado di camminare, vieta all’amichetta di fargli visita e ridipinge le pareti della stanza per rendere l’ambiente il più asettico possibile. È in grado di farsi odiare, l’attrice britannica, quando impreca con la bava alla bocca e seppellisce ogni parvenza di amore verso il piccolo che diventa il capro espiatorio di un malessere più grande.
A fare da contraltare la presenza di Michael Shannon (in arte Richard), il quale, nonostante la faccia da malvagio e una relazione extraconiugale, giocherà la parte dell’uomo in bilico tra la follia della moglie, l’amore per il figlio e ciò che invece sarebbe giusto fare. È da questo scorcio, da questa crepa sul muro, che si risolverà nel finale The Harvest, portando lo spettatore dinanzi ai controversi dilemmi del thriller ed abbandonando del tutto quel retrogusto di paranormale che lo accompagna durante tutta la proiezione. The Harvest ha avuto la sua anteprima mondiale nel 2013, al Chicago Intarnational Film Festival, per poi debuttare un anno dopo in Canada, al Fantasia International Film Festival, ed essere rilasciato infine solo nell’aprile di quest’anno. Un thriller classico ma al contempo originale, capace di mischiare un colpo di scena sorprendente con melodie orchestrali, a metà strada tra la pazzia della Kathy Bates di Misery e la fotografia anni ’80 di Stand by me.