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Pixels

2015
Titolo Originale:
Pixels
REGIA:
Chris Columbus
CAST:
Adam Sandler (Sam Brenner)
Peter Dinklage (Eddie Plant)
Josh Gad (Ludlow Lamonsoff)

Il nostro giudizio

Pixels è un film del 2015, diretto da Chris Columbus.

Erano i migliori giocatori di videogiochi nel 1982, con tanto di filmato delle loro imprese spedito nello spazio. Ma oggi Sam (Adam Sandler) è un nerd, solo e con il Presidente degli Stati Uniti come migliore amico, Ludlow (Josh Gad) è un maniaco del complotto e Eddie (Peter Dinklage) è addirittura in prigione. Ma saranno proprio loro a essere chiamati per salvare il mondo da una razza aliena a sfidare i terrestri ad Asteroids, Pac-man e Donkey Kong. Ecco qui il bel pretesto con cui Pixels si presenta al box office: usare la leva della nostalgia dei videogiochi arcade e riscoprire il fascino discreto dei filmetti nerd degli anni 80. Il regista si chiama Chris Columbus e tempo fa aveva scoperto una nuova America cinematografica: l’infanzia al potere.

Erano i bei tempi delle commediole con bambini che perdevano aerei e allegre combriccole di amici alle prese con tesori nascosti (era cosceneggiatore di I Goonies). Poi anche Columbus è cresciuto, ha smesso di scrivere, iniziato a dirigere maghetti e semidei, e quell’America che ci aveva fatto scoprire è diventata altro. Tipo Adam Sandler, l’incarnazione dei danni derivanti dalle belle commediole degli anni 80 e 90. Non stiamo dicendo che quel cinema sia stato il padre di tutto il male venuto dopo, tutt’altro. Era un cinema ingenuo e ben realizzato, capace di essere leggero e coinvolgente. Purtroppo le generazioni successive, addirittura i suoi stessi autori, hanno faticato a mantenere (imitare?) quel tocco leggero e divertito, trasformando l’infantile in infantilismo. E quello rappresentato da Adam Sandler (con poche eccezioni) è infantilismo alla massima potenza, dove l’avventura lascia il posto all’ego-riferimento, allo scurrile, alla scoreggia.

Storie di bambini viziati mai cresciuti, che hanno perso il treno, più che l’aereo, sperando che avvenga qualcosa che recuperi vite mal spese in sala giochi o in bagno a masturbarsi. Magari gli alieni di Pixels, insulsa operazione nostalgia senza capo né coda, incapace di andare oltre un paio di battute divertenti… su Guerre Stellari! L’infantilismo dilaga, ma non risveglia il ragazzino che è in noi e non parla a quelli di oggi. E allora perché? È il marketing bellezza, che spinge l’America cinematografica di oggi a non scoprire nulla, continuando a cavalcare il conosciuto alla ricerca dell’incasso perduto. Che andrebbe anche bene, basterebbe farlo bene… come negli anni 80.