La notte dei dannati: un’odissea censoria
Le streghe sexy e lesbiche ebbero vita dura al cinema
Con gli anni ’70, lasciati da parte i chiaroscuri, le allusioni e i vedo-non-vedo del decennio precedente, il gotico italico si fionda a testa bassa nel mare magnum dell’erotismo, complici il rilassamento della censura e l’alluvione di pelle nuda che caratterizza il cinema del periodo. Non fa eccezione La notte dei dannati, terzultimo film del veterano Filippo Ratti (autore tra gli altri di Felicità perduta, 1946; Non è mai troppo tardi, 1953; Dieci italiani per un tedesco, 1962) che pure vanta un copione – originariamente intitolato Il castello dei Saint-Lambert – zeppo di citazioni colte: che l’Aldo Marcovecchio cui è accreditata la sceneggiatura sia il medesimo illustre studioso di Umberto Saba e Carlo Levi? I richiami, come detto, si sprecano: la chiave di un mistero è contenuta in una copia di I fiori del male di Baudelaire, un personaggio cita le Confessioni di Rousseau e il protagonista Duprey (Pierre Brice) è un giornalista con pipa in bocca e un ingegno analitico degno del suo quasi omonimo Auguste Dupin, che si barcamena tra crittogrammi, anagrammi ed enigmi vari, mentre il copione depositato al CSC contempla addirittura una sequenza dei titoli incentrata sul Trionfo della morte di Brueghel e L’inferno di Bosch, assente nella copia uscita nelle sale. Troppa grazia per gli spettatori dell’epoca, che probabilmente volevano solo bearsi di qualche nudo muliebre, e che peraltro Ratti accontentava senza troppi problemi, con la deriva saffica del rapporto tra la strega reincarnata (Angela De Leo) e la sua vittima Patrizia Viotti, immortalata anche nel numero di ottobre 1971 del cineromanzo sexy “BigFilm”.
La notte dei dannati arriva in censura il 31 luglio 1971, in una copia dalla lunghezza dichiarata di 2500 metri (91’ circa): quella effettiva è 2364 (86’10”). A presentarlo è Lilia Bongiovanni, curatrice fallimentare della casa produttrice Primax Film, nel frattempo fallita. L’insolita procedura cela un problema a monte: la casa produttrice aveva finanziato un altro film di Ratti, il dramma erotico Erika, sempre con protagonisti Brice e la Viotti, distribuito dalla King Film e passato in censura con visto del febbraio ’71 (avrà poi vita difficile nelle sale, finendo vittima di uno dei tanti sequestri per oscenità del periodo), ma per La notte dei dannati la Primax non aveva chiesto dichiarazione di provvisoria nazionalità italiana né il visto censura. Quest’ultimo potrebbe essere richiesto dalla distributrice King Film, ma in questo modo la pellicola perderebbe la possibilità di ottenere la nazionalità italiana e i conseguenti benefici di legge (ammissione alla programmazione obbligatoria e altre provvidenze governative), finendo per danneggiare i creditori. Ragion per cui la King Film richiede al pretore di Roma di ordinare alla Primax di presentare la domanda e i documenti necessari. Il legale della Primax, nonché gli stessi Ratti e Marcovecchio, sentiti dal Pretore, sottolineano l’opportunità che La notte dei dannati esca quasi immediatamente, «sia perché (per il cast ed il filone nel quale il film si inserisce) è consigliabile sfruttare l’eco del successo del precedente film Erika, sia perché sembrerebbe un film particolarmente adatto alla stagione estiva.»
Il responso della commissione tarda ad arrivare, e il 6 agosto il rappresentante del curatore si rivolge al pretore per invitare la commissione a pronunciarsi con urgenza, ché il film è già impegnato per la programmazione dal 10 agosto in diverse città d’Italia. Il pretore, ritenuto che «sussistono tuttora ragioni di pericolo nel ritardo per la impossibilità che il film possa entrare in distribuzione prima della concessione del visto di censura, dispone che la curatrice del fallimento Primax Film rappresenti al competente ufficio ministeriale la urgente ed improrogabile necessità di ottenere il visto di censura […] entro il 10 agosto 1971, in tempo utile per la programmazione già fissata secondo gli impegni assunti dalla ricorrente con i distributori regionali […].» La VII sezione tenta di convocare la Bongiovanni il 9 agosto, ma senza esito. La seduta slitta al 19 agosto. E la commissione arriva a una pronuncia interlocutoria: «preliminarmente ad ogni decisione, lo invita ad apportare al film i tagli riguardanti le scene di intimità tra le due ragazze [Di Leo e Viotti, appunto, NdA], limitate esclusivamente al momento in cui la ragazza si avvicina al letto su cui giace l’altra ragazza nuda, e si accinge a spogliarsi.» Il curatore o chi per lui esegue, e, controllata l’avvenuta effettuazione di tagli per complessivi mt 29 di pellicola (1’3”), i commissari esprimono parere favorevole alla concessione del nulla osta di proiezione in pubblico, con divieto ai minori di 18 anni «per le numerose scene erotiche, macabre e di violenza del tutto controindicate alla sensibilità dei minori.» È il 26 agosto.
Nel novembre 1994 La notte dei dannati viene ripresentato dal legale della Mediaset Salvatore Porto alla commissione di revisione per l’eliminazione del divieto, che consenta il passaggio televisivo ai sensi della legge Mammì. Rispetto alla precedente edizione sono state apportati ulteriori tagli, e precisamente:
– Riduzione della sequenza dell’incubo di Danielle sul rogo;
– Eliminazione delle inquadrature relative a Danielle distesa sul letto a seno nudo in stato di semincoscienza svestita da Rita.
I tagli ammontano a un totale di 9,75 metri (20” circa). Porto argomenta a favore dell’eliminazione del V.M. 18 la «vetustà» del film (definito «un thrilling “all’italiana”»), «i complessivi tagli effettuati, grazie ai quali sono state sensibilmente attenuate tutte le scene che all’epoca determinarono il divieto», «l’assenza nel film di elementi scenico/narrativi suscettibili di recare particolare pregiudizio alla sensibilità dei minori degli anni 18 di oggi» nonché «i profondi mutamenti di costume verificatisi nella società italiana in questo sensibile lasso di tempo, tali da poter consentire oggi la visione del film anche ai predetti minori.» La II sezione, che visiona il film il 4/2/95 esprime parere favorevole.
A postilla di tutto ciò, comunque, va sottolineato che la copia presentata in censura nel nostro Paese differiva sensibilmente di quella ad uso dei mercati esteri (come quella per la Francia, dal titolo Les Nuits sexuelles) che osa decisamente di più nelle sequenze ambientate in un altroquando extradimensionale in cui la strega e i suoi seguaci straziano le loro vittime, tra un’orgia e l’altra, tra abbondante ghiaccio secco e scenografie parasurrealiste illuminate in maniera invero suggestiva dalla fotografia di Girolamo La Rosa. La versione per l’estero fu peraltro proiettata per errore in un cinema di Genova, come riportato in un articolo (significativamente intitolato E beato chi c’era!) contenuto nel numero 13, 7 gennaio 1972, del settimanale ABC, e corredato di congrua documentazione fotografica: «Sabato 18 dicembre […] al Cinema Smeraldo di Genova […] è avvenuto un fatto insolito: la proiezione del film La notte dei dannati è stata interrotta dallo stesso operatore di cabina, Lorenzo Monachello, il quale s’è scusato col pubblico e lo ha invitato a passare alla cassa, per farsi restituire il denaro speso nell’acquisto del biglietto di ingresso. Alcuni avevano preceduto l’invito dell’operatore, perché il flm veniva proiettato in inglese ed essi non ci capivano un acca.» Il motivo della brusca interruzione, spiega l’articolista, era però «l’eloquenza delle immagini, di un erotismo scatenato quale non si era mai visto sui nostri schermi». Ratti, dal canto suo, insisterà con l’eros con Mondo erotico – Inchiesta n. 8 (1973) e con il suo ultimo film, il giallo gotico I vizi morbosi di una governante, girato nel 1973 (col titolo Gli occhi verdi della morte) ma presentato in censura solo nel 1976 e uscito in sala l’anno seguente.