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Reversal – La fuga è solo l’inizio

2015
Titolo Originale:
Reversal
REGIA:
José Manuel M. Cravioto
CAST:
Richard Tyson
Amy Okuda
Tina Ivlev

Il nostro giudizio

Reversal – La fuga è solo l’inizio è un film del 2015, diretto da José Manuel M. Cravioto.

Immaginate di vedere un film al contrario, che inizia dalla fine. O meglio ancora, di vedere un film che inizia quando tutti gli altri finiscono. È il tentativo di prospettiva che ci propone J. M. Cravioto, cineasta messicano al suo secondo lungometraggio, che con Reversal prova a cambiare veduta proponendo un thriller/horror con tutte le caratteristiche del revenge movie. Una subcategoria, quella del rape & revenge (letteralmente: stupro e vendetta), dalla storia travagliata – risalente, forse, agli anni ’70 – che ha avuto la sua massima cristallizzazione con titoli di culto come I spit on your grave (1978), remake e sequel annessi più o meno ufficiosi, o come L’ultima casa a sinistra (del 1972) di Wes Craven. Nel film di Cravioto c’è poco rape e tanta revenge, per la gioia delle femminucce più sensibili. Ma a rappresentare il punto di svolta è, come dicevamo, lo start dal quale la narrazione prende vita: Eve (Tina Ivlev) si sveglia legata in una lurida cantina e riesce a liberarsi subito dal suo aguzzino (Richard Tyson). Presa dal desiderio di vendetta, oltre che dalla paura, decide di salvare tutte le ragazze tenute in ostaggio dal maniaco, liberandole dalla schiavitù sessuale nella quale sono costrette.

Lo stato di cattività in cui è rimasta imprigionata, il livello di disumanizzazione, trasportano l’eroina in una spirale di ricatto e violenza che la trasformerà presto da vittima a carnefice, segnando così in modo indelebile la sua innocenza oramai perduta. Eve incontrerà ragazze spaventate, altre invece affette da sindrome di Stoccolma e quindi affettivamente legate al loro torturatore. Se il plot su cui è edificata la vicenda è senza dubbio interessante, se non altro per l’atipicità della visuale offerta, la pellicola diretta da J. M. Cravioto si scontra invece con una regia che lascia molto a desiderare ed ha pochi punti fermi capaci di catturare l’attenzione dello spettatore. Uno di questi è sicuramente l’intervallarsi di filmati amatoriali, riprese dei giorni precedenti alla prigionia, in cui la povera Eve amoreggia con il suo fidanzato (Kris Kjornes) al luna park. Questi flashback saranno funzionali a sciogliere i nodi nel finale e regalare qualche minuto di sorpresa.
Per il resto, Reversal – La fuga è solo l’inizio pecca non solo per l’assenza di una caratterizzazione dei personaggi in grado di stabilire una connessione con l’agonia della ragazza, ma anche per l’assoluta mancanza di momenti di tensione, nonostante i ritmi dettati dal montaggio siano sempre piuttosto sostenuti. Realizzato con un basso budget di produzione, Bound to vengeance (il titolo originale) è sicuramente un film di genere, incapace però di portare a compimento pratico le buone basi sulle quali si poggia. Non bastano quei pochi minuti in cui Tina Ivlev, con la faccia insanguinata e sulle note di Herida de Amor (1976), si scaglia contro il suo carceriere per risollevare le sorti di un lavoro nato con ottimi presupposti ma realizzato, purtroppo, con troppe imperfezioni.