Star Wars, la cosmologia: parte 2
Star Wars la cosmologia: uno sconfinato universo fiabesco e culturale inventato da George Lucas, tra religione, misticismo, nazismo e Tolkien – parte 2
La Forza, il misticismo e l’epica arturiana
«Per oltre mille generazioni i Cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella Vecchia Repubblica» (Ben Kenobi)
Il Cavaliere Jedi. Una delle figure che, oggi, più si richiama al fantasy classico (e di conseguenza al Medioevo) e al tempo stesso una delle più profonde, ricche e interessanti creazioni della Saga iper-tecnologica per eccellenza. La sua ambivalenza militare e mistica, infatti, contribuisce a creare una commistione del tutto nuova tra modernità e classicità. Lealtà, difesa dei più deboli, coraggio, fratellanza. Tutte caratteristiche che possiamo ritrovare nel più tipico Codice cavalleresco e che sono alla base di Camelot, di re Artù e dei suo Cavalieri della Tavola Rotonda. Tutte caratteristiche che si riflettono nei Jedi e nei dettami del loro Ordine. Ma Lucas non si limita all’Occidente: non vuole solo rievocare la figura medioevale, ma ha intenzione di arricchire i suoi Jedi con qualcosa di più. Volge lo sguardo a Oriente, alle discipline mistiche dello ying e dello yang, al contrasto tra meditazione e rabbia, tra passività e azione, tra desiderio di contemplazione e istinto di cambiamento. Guarda i Samurai del Giappone, già allora di moda a Hollywood grazie soprattutto a Bruce Lee o, meglio, al cinema di Akira Kurosawa. E per fare questo estende magistralmente l’elemento della magia caratterizzante del Fantasy a un concetto fantascientifico di “energia mistica e mentale”, coniando quella che ribattezza “La Forza”. Citiamo le parole con le quali Ben Kenobi descrive la Forza: «È ciò che dà allo Jedi la possanza. È un campo di energia creato da tutte le cose viventi. Esso ci circonda, ci penetra, mantiene unita la Galassia». Già da questa breve definizione vediamo un fortissimo rimando a filosofie o religioni orientali, piuttosto che a un cristianesimo ascetico da Cerca del Graal. Si tratta di un approccio extra-fiaba al quale Lucas non rinuncerà mai (lo stesso nome di Qui-Gon Jinn, Maestro Jedi della Nuova Trilogia particolarmente dedito alla cosiddetta Forza Vivente, richiama il Qi Gong, esercizi e pratiche legate alle arti marziali e alla medicina cinese) seppure compirà qualche passo di lato proprio alla fine degli anni ’90. Così come i fiabeschi Cavalieri della Tavola Rotonda, gli omonimi Jedi non vogliono essere portatori di discordia: «Siamo custodi della pace, non guerrieri», dicono serafici Jinn e i suoi compagni d’arme. Ma, come gli storici Samurai, sono un ordine militare e filosofico/religioso che per migliaia di anni ha protetto la civiltà grazie a un credo “magico” equilibrato ed empatico, ma che sa come intraprendere il sentiero dell’aggressione. Del resto, il loro simbolo è una spada; di luce, ma sempre lama è.
In viaggio nello spazio
«Ma io non ci vengo ad Alderaan!» (Luke Skywalker)
La “lightsaber” è una di quelle trovate che rappresenterebbero in apparenza la parte fanta-tecnologica di Star Wars, ma che tecnologia non sono. Una futuristica arma laser, un fascio di energia amplificata che ritorna all’origine del proiettore creando una lama… che è, però, un’antica spada. Si tratta di puro simbolo, un po’ come l’Anello di Tolkien o la mela di Biancaneve. La spada laser di George Lucas è “solamente” il simbolo della nobiltà di un mondo passato e perduto. Come non è tecnologia fantascientifica il Millennium Falcon di Han Solo che, in realtà, ha la stessa funzione delle Aquile salvifiche di Tolkien; o la Morte Nera imperiale, in effetti né più né meno che il drago cattivo delle fiabe; o di più: l’iperguida delle astronavi, concetto assolutamente science fiction, e di una science fiction seria, che qui ricopre il comodo ruolo (a volte addirittura scherzoso) del deus ex machina per gli spostamenti nella geografia fanta-cosmica. Un po’ come dei buoni cavalli in un qualsiasi fantasy medievale. A pensarci bene, come in un fantasy che si rispetti, in Star Wars abbiamo la classica mappa del “continente” da esplorare e salvare! La Galassia è un insieme di Sistemi Stellari bene ordinati che si possono visitare; e nemmeno con la realistica difficoltà di spostamento che troviamo in una bibbia fantasy come Il Signore degli Anelli, ma con la leggera facilità del “passò un po’ di tempo a cavallo” di una fiaba dei Grimm. Non ci si pone mai il problema del realismo tecnologico: basta inforcare un caccia stellare monoposto, sperare che non cada a pezzi per la mancanza di “biada atomica” e gettarsi nel non meglio definito iperspazio… ecco che compaiono Geonosis o Bespin, Mustafar o Endor, e un’infinità di differenti pianeti/luoghi della fantasia.
Religione occidentale, scienza realistica.
«Non essere troppo fiero di questo terrore tecnologico che hai costruito» (Darth Vader)
Lucas, nel suo ampliamento di Star Wars con la Nuova Trilogia, dilata (o ridefinisce) la tematica fiabesca della Forza come “magia orientale” aggiungendo chiarissimi riferimenti sia biblici, sia scientifici.
Nel narrarci di come il piccolo Anakin Skywalker riporterà equilibrio nella Forza decide, senza mezzi termini, di trasformarlo in un messia. Il suo concepimento, senza un padre biologico, ci viene mostrato come la “volontà” della Forza che “decide” di incarnarsi in una creatura vivente. I richiami a Gesù, con il suo concepimento virginale a opera dello Spirito Santo, sono ben altro che casuali. Perciò, dopo averci mostrato la Forza come qualcosa di decisamente orientaleggiante o mistico, ne arricchisce il concetto dandogli una forte connotazione biblica, o meglio evangelica. Dando prova in questo modo si riunirsi al fantasy “cristiano” di Tolkien, noto per la poetica componente provvidenziale nelle sue vicende fantasiose della Terra di Mezzo.
Al tempo stesso, con uno scarto impressionante per quanto criticabile, la ridefinisce alla base introducendo un richiamo alla scienza e ai progressi da essa effettuati dai lontani anni Settanta: oggi la Forza, o meglio la capacità di percepirla e incanalarla, è legata ai midi-chlorian, microorganismi simbiotici presenti in varia quantità negli esseri viventi. Anche la biologia, la scienza vera e propria, viene introdotta nel fantasioso e fino a quel momento fiabesco universo di Star Wars: come se negli anni Duemila anche le favole debbano avere la loro componente reale, per essere comprese.
Un tentativo, ancora una volta coraggioso, di trapiantare un concetto fantasy come la magia in strutture riconoscibili tipiche della religione; e/o plausibili tipiche della fantascienza. Anche la Forza vive e cambia, nel corso di trent’anni.
Il bene contro il male e la neutralità.
«Niente male come salvataggio, eh? Lo sa, certe volte stupisco perfino me stesso” (Han Solo)
Lato chiaro e lato oscuro: due facce della stessa medaglia. Due aspetti della magia che vivono oltre la comprensione della gente comune come le canaglie mercenarie che si contrappongono, scelgono i loro campioni e attraverso essi prevalgono l’uno sull’altro, ripercuotendo conseguenze sull’intera civiltà. Un altro tema, questo, che proviene dalla più classica epica fantasy: Il Signore degli Anelli, per citare di nuovo la più illustre opera di genere. Il Lato Oscuro della Forza (l’Impero e la Signoria Oscura dei Sith) si contrappone a ciò che abbiamo detto dei Ribelli e dei Jedi, distorcendo i princìpi altruistici del codice cavalleresco e mettendo l’individuo e l’egoismo al centro della propria dottrina. Perciò la Forza, nel suo complesso, appare superiore e neutra, energia naturale, ascetica e senza schieramento che, in funzione della disciplina “mortale” che la utilizza, concede poteri più o meno tetri ai suoi fruitori prescelti. Percepiamo una lotta millenaria, tra il bene e il male, tra il lato oscuro e il lato chiaro. Una battaglia che, negli intenti di Lucas, è destinata a reiterarsi muovendosi attraverso momenti di equilibrio verso uno o l’altro lato: perciò una lotta infinita che è alla base dell’essenza stessa delle cose. Insomma, un altro elemento del fantasy (e non solo) che viene qui inserito in una maestosa opera (anche) fantascientifica.
L’eroe, la crescita, la ricerca, la fiaba.
«Fantastica la ragazza, eh? Non so se ucciderla o innamorarmi di lei» (Han Solo)
Star Wars si rivolge, in modo magistrale, alle caratteristiche della fiaba che già Vladimir Propp, nel suo omonimo Schema, aveva identificato. Non lo ripercorreremo qui passo per passo, ma ci limiteremo a fare alcune considerazioni dei suoi punti salienti che la Saga interpreta con grande fedeltà e precisione. L’allontanamento dell’eroe: Luke Skywalker che viene sradicato da Tatooine dopo drammatici eventi che coinvolgono l’unica famiglia da lui mai conosciuta. Il divieto di avvicinarsi al Lato Oscuro, ombra che incombe su ogni Jedi, tentazione della malvagità così come l’Anello tolkieniano era la massima minaccia all’integrità di chiunque tentasse di indossarlo. Il viaggio dell’eroe attraverso un percorso fatto di tranelli, lotte, sconfitte e vittorie, incontri con amici e nemici e soprattutto con l’odio e l’amore; verso l’incoronazione dopo la battaglia di Yavin IV e la distruzione della prima Morte Nera. Questo è lo schema tradizionale della favola che si adatta in modo perfetto già all’iniziale Episodio IV: si ritrasmette, in parte o del tutto, in ogni singolo Episodio della Saga seguendo prima le avventure di Luke; in seguito quelle del padre Anakin, seppure con alcune differenze sostanziali per quanto riguarda la Nuova Trilogia… legate al rapporto del personaggio principale con l’amore e al finale stesso della sua vicenda.
Uno dei capitoli più simbolici è l’ultimo Episodio VI, in originale Return of the Jedi. Il titolo, ambivalente perché l’inglese non ha numero, riconduce a qualcosa di nobile e puro che, smarrito, viene ritrovato. Vale sia per l’antico Ordine dei Jedi, mai così vicino all’estinzione dopo la nascita dell’Impero; sia per un singolo Cavaliere, il più grande, Anakin/Darth Vader che, dopo la caduta, rinasce in una sorta di resurrezione cristologica compiendo un percorso mistico: torna dal Lato Oscuro verso il Lato Chiaro della Forza grazie all’amore del figlio Luke. Altri forti richiami al cristianesimo: l’amore come unico veicolo della salvazione. Il perdono dopo un peccato drammatico (della quale enormità saremo consapevoli solo attraverso gli eventi mostrati nella Nuova Trilogia) e l’accettazione di questo perdono fino al sommo sacrificio. Qui, gli stadi del viaggio fiabesco di Propp vengono ampliati, assumendo così valenze superiori.
Politica moderna, critica sociale.
«Ricorda Luke: la Forza sarà con te, sempre» (Ben Kenobi)
E se scienza e religione occidentale trovano il loro sentiero per far parte della tecno-fiaba orientaleggiante di Star Wars, anche una strutturata e complessa analisi del mondo negli anni Duemila fa la stessa cosa. La Trilogia Classica, come abbiamo detto, si localizzava nel riferimento storico di un tardo Impero Romano con stilemi contenutistici ed espressivi propri degli anni ’70; mentre nella Nuova Trilogia, seppure ambientata una trentina di anni prima di Una nuova speranza, vediamo una Repubblica Galattica con molti riferimenti al mondo in cui viviamo. Una trama decisamente più complicata e meno fiabesca della Vecchia Trilogia, tra guerre scatenate per coprire manovre di palazzo e corruzioni politiche sotterranee – celebre la citazione della Senatrice Padmé Amidala in Episodio III: «Così muore la democrazia, tra scroscianti applausi» mentre viene trasformata la Repubblica in Impero da parte di un dittatore che promette sicurezza e protezione in cambio della perdita dell’innocenza. Storicamente, gli anni della Nuova Trilogia sono quelli dei conflitti in Iraq e in Afghanistan: il George Lucas 2000 non riesce proprio a tenere il mondo fuori dalla sua realtà di fiaba, e forse non vuole nemmeno più farlo. La commistione tra fantasy e fantascienza, pur esistendo ancora, si tinge di realtà sociologica e storica.
Abbiamo tratteggiato, attraverso blocchi principali, la grandezza e la profondità di Star Wars che, ispirata a uno scibile tematico consolidato, riesce a fonderlo con speculazioni e concetti inediti. A tutti gli effetti, crea un intreccio sconosciuto e noto al tempo stesso: il fantasy più la fiaba più la fantascienza.