Heads
Una premessa semplice ma potente, high concept, non esclude affatto un’esplorazione profonda della psiche dei personaggi, anzi, quando i due aspetti della storia si amalgamano a dovere il risultato è un’opera come Heads, miniserie di quattro numeri scorrevole e avvincente, incisiva pur essendo senza grosse pretese. La storia prende le mosse dalla tragedia di Jun Naruse, un ragazzo che, nel momento migliore della propria storia d’amore con Megumi, rimane vittima di una sparatoria in mezzo a cui era finito per caso, come semplice passante. Colpito alla testa, Jun verrà salvato in extremis grazie al miracoloso trapianto di una porzione del cervello. Il proprietario dell’organo trapiantato, tuttavia, non tarderà a farsi sentire, dando vita a un thriller psicologico inquietante e morboso.
Se l’intuizione che sta alla base della storia è particolarmente felice nella propria semplicità, altrettanto si può dire dello sviluppo. Pur con una certa eccessiva fretta nel chiudere la vicenda, infatti, l’evoluzione dei personaggi è portata avanti con cura ed efficacia, mai troppo sopra le righe e con un’umanità di fondo che li rende credibili entro i canoni del genere, evitando la scorciatoia inflazionata della teatralità. Non manca poi l’adrenalina, i tempi con cui la tensione viene fatta montare sono calibrati a dovere e i momenti di violenza psicologica su Megumi, la dolcissima compagna del protagonista, sono disturbanti senza mai essere compiaciuti, a dimostrazione che si può pungere nel vivo senza scadere nel più becero torture porn.
Il segno grafico è a propria volta di qualità ed è apprezzabile, nel proprio essere non troppo legato agli stilemi del manga, a chi il fumetto giapponese non lo digerisce. Heads, nel complesso, sarebbe ottimo per un adattamento cinematografico. In coda al quarto volume ci sono tre racconti brevi, godibili ma non eccezionali.