L’ultimo uomo della Terra
1964
L’ultimo uomo della Terra è un film del 1964, diretto da Sidney Salkov
Per più di quarant’anni, in Italia, L’ultimo uomo della Terra, gioiello della cinematografia dell’orrore interamente girato all’Eur di Roma, è stato spesso inserito nel palinsesto televisivo a tarda sera, mostrando una copia diversa rispetto a quella nota al mercato estero. Mettendole a confronto, differiscono per montaggio, per alcune scene e curiosamente per la paternità del film. La copia italiana riporta il nome di Ubaldo Ragona. Oltreoceano invece Sidney Salkow vanta di aver diretto la pellicola con protagonista il massimo esponente della produzione di genere degli anni Sessanta, Vincent Price. Perché? Corre l’anno 1954 quando Richard Matheson riprende un’idea avuta a 17 anni vedendo Dracula (Tod Browning, 1931), la sviluppa e scrive I Am Legend. Il romanzo arriva in Italia solo nel 1957 con il titolo I vampiri, omonimo del primo film gotico italiano girato da Riccardo Freda. Matheson intanto si diletta anche nella stesura di sceneggiature. Nel 1956 esce il suo nuovo romanzo Tre millimetri al giorno, e il successo è tale che la casa cinematografica Universal ne trae il film Radiazioni BX distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man, Jack Arnold, 1957). Sulla scia del riscontro positivo Matheson prova allora a proporre I Am Legend e proprio in quel periodo il presidente della Hammer, James Carreras, gli avanza l’idea di andare a Londra per scriverne la sceneggiatura e sviluppare il progetto. L’offerta è di 10.000 dollari per i diritti. Matheson lavora due mesi all’adattamento intitolandolo The Night Creatures. Settembre 1965: una strana epidemia portata dal vento sta decimando la popolazione. Gli scienziati non riescono a fermare il morbo e diventa necessario bruciare i cadaveri “contaminati” per evitare che al calare delle tenebre risorgano come zombi vampiri. Robert Morgan è convinto di essere l’unico sopravvissuto finché non scopre l’esistenza di un gruppo di “semi-infetti”. Inizia la caccia al “diverso”. Lui è l’ultimo uomo della Terra.
Il film doveva avere come regista Val Guest. Purtroppo, dopo aver lasciato la sceneggiatura (per legge) alla British Board of Film Classification per l’approvazione, questa viene bocciata. Stessa sorte nel dicembre 1957 con la Motion Picture Association of America. E Carreras abbandona così il progetto. Avendo già pagato tutto il lavoro, il patron della Hammer vende la sceneggiatura (e i diritti) a una società collaboratrice della 20th Century Fox, sotto la supervisione di Robert Lippert. Lippert, pensando di produrre il film entro il 1959, fa girare il trailer col titolo di Naked Terror, per poi usarlo in un documentario del 1961, narrato proprio da Vincent Price. All’inizio degli anni Sessanta il terreno per il filone catastrofico era stato ben coltivato da un decennio di film ricolmi di fobie “da guerra fredda” come La fine del mondo (The World, the Flesh and the Devil, Ranal MacDougall, 1959) con protagonista Harry Belafonte (forse il primo “ultimo uomo” di colore) e L’ultima donna della Terra (The Last Woman on Earth, 1960) di Roger Corman. Giusto prima di iniziare a girare però, Lippert vuole metterci del suo sulla sceneggiatura e chiede al collega William F. Leicester di modificarla. Per questo ulteriore smacco Matheson decide di tirarsi fuori dal progetto, motivo per cui firma con lo pseudonimo di Logan Swanson nei titoli di testa (nella versione italiana compare il nome di Furio M. Monetti, forse un traduttore del copione). Manca solo la star: viene offerto a Price di girare tre film in Italia: L’ultimo uomo della Terra, Nefertiti regina del Nilo di Fernando Cerchio e Gordon il pirata nero di Mario Bianchi. Per risparmiare, Lippert approfitta degli incentivi italiani e firma per una coproduzione con la Produzioni La Regina. Il titolo internazionale cambia definitivamente da Naked Terror a The Last Man on Earth per volere della 20th Century Fox.
In Italia le coproduzioni vivono una stagione d’oro nel decennio 1960-1969. Per evitare il rischio di risultati artistici insoddisfacenti, gli industriali modificano progressivamente gli accordi sostenendo le cosiddette coproduzioni eccezionali, in cui l’apporto del paese minoritario può limitarsi alla partecipazione finanziaria. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale la legge Andreotti, che congelava per dieci anni i soldi depositati dagli americani per il contributo al doppiaggio, aveva concesso la trasferibilità o l’utilizzazione in loco del buono di produzione dato loro in cambio. L’ultimo uomo della Terra si configura quindi come una coproduzione italo americana, con Ubaldo Ragona nei panni di prestanome per l’utilizzo dei teatri di posa italiani, e Sidney Salkow come effettivo regista. Conferma degli effettivi ruoli di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow viene da un’intervista alla montatrice del film Franca Silvi, al truccatore Pier Antonio Mecacci e alla segretaria di edizione Rita Agostini, che dichiarano di avere lavorato solo con gli americani. Il sodalizio tra Price e Salkow, iniziato sul set, prosegue negli Stati Uniti. Sempre nel 1963 esce il film Twice Told Tales distribuito in Italia con il titolo de L’esperimento del Dottor Zagros. Qualunque sia la sua nazionalità, L’ultimo uomo della Terra rimane un gioiello senza tempo.