The Perfect Husband
2014
The Perfect Husband è un film del 2014, diretto da Lucas Pavetto
Lucas Pavetto è uno dei registi più “internazionali” del panorama indi nostrano, abituato a girare con produzioni di medio budget, in lingua inglese e con attori stranieri. Si è imposto all’attenzione dei festival con The Perfect Husband (2014), un thriller/horror drammatico che Pavetto ha creato partendo dal suo omonimo mediometraggio Il marito perfetto (2011) con Crisula Stafida. Più grezzo nelle inquadrature e nei dialoghi, il medio contiene già in nuce tutta la storia, e The Perfect Husband ne è un ottimo sviluppo – in certi momenti quasi un remake shot-to-shot – girato con più mezzi e una regia più matura e raffinata nell’estetica. Scritto da Pavetto insieme a Massimo Vavassori, The Perfect Husband ha come protagonista una giovane coppia, Viola (Gabriella Wright) e Nicola (Bret Roberts). La donna sta vivendo un momento psicologicamente difficile dopo un aborto, così il marito decide di portarla nella casa in montagna per un weekend di relax. Viola, però, non riesce però a trovare la serenità desiderata, manifesta continuamente turbe nervose e manie di persecuzione. E il marito non la aiuta certo a star bene, con una forte gelosia e un desiderio di possesso assoluto verso la donna: il suo comportamento diventa sempre più violento, e per Viola è l’inizio di un incubo in cui dovrà affrontare un nemico inaspettato, proprio la persona che credeva di amare.
Costruire una storia su due soli personaggi è sempre una sfida difficile per un regista, ma Pavetto la vince girando un film in cui la tensione sfocia nell’horror puro senza soluzione di continuità, e la vicenda passa fluidamente dal thriller psicologico al torture-porn, dall’home-invasion al survival-movie, con notevoli punte gore e splatter. Anzi, se vogliamo The Perfect Husband è un home-invasion rivoluzionario, perché sposta l’attenzione dall’esterno all’interno: il nemico non viene da fuori, ma è già dentro casa, è la persona che dovrebbe dare sicurezza e si trasforma invece in un “mostro” tanto più perturbante proprio per la sua dimensione domestica. Pavetto vuole raccontare una storia robusta e credibile, con personaggi il più possibile “umani” e una situazione che si sviluppa con soluzioni spesso imprevedibili. Per questo motivo, la regia dedica un’ampia prima parte alla costruzione dell’atmosfera e dà modo allo spettatore di affezionarsi ai protagonisti: nonostante una certa lentezza, non si cede mai alla noia perché tutto è avvolto in una cappa opprimente di mistero, si sente che qualcosa sta per esplodere (ricordiamo la sosta fra le rovine deserte, la fuga nel bosco dopo aver raccolto l’acqua, le ansiogene inquadrature in soggettiva), come se un nemico invisibile perseguitasse Viola.
Realtà o suggestione paranoica polanskiana? Questo è un altro elemento su cui gioca The Perfect Husband, depistando più volte lo spettatore con vari colpi di scena, soprattutto nel memorabile twist finale, una svolta psichedelica che richiama precedenti illustri come Allucinazione perversa o Shadow. Il gioco erotico sul letto fa da spartiacque con la seconda parte, frenetica e sanguinaria, trasformando il film in un survival-movie fra la casa e il bosco: dopo la tortura medievale dell’acqua, con la Wright costretta a ingurgitarla da un imbuto, vediamo fiotti di sangue, deorbitazioni, pugnalate, arti mozzate e teste spaccate con l’ascia, tutto realizzato con FX artigianali. Il confine tra violenza domestica e paranoia femminile non è mai stato così sottile, in un vortice crescente di morbosità.