I diabolici
1955
I diabolici è un film del 1955, diretto da Henri-Georges Clouzot .
Come San Paolo sulla via di Damasco, a circa dieci anni il mio cammino di futuro cinefilo venne irradiato dalla bellezza di un film che ancora oggi rimane uno degli esempi sommi di cinema noir: I diabolici di Henri-Georges Clouzot (1955). Una storia che “prende a schiaffi” lo spettatore e sembra canzonarlo fino alla fine quando egli, ignaro della vera realtà dei fatti, viene stravolto da una mitragliata di colpi di scena. Forse l’unico film dove c’è il colpo di scena del colpo di scena. Quando lo spettatore uscirà dalla sala, ahilui!, non sarà più lo stesso. Il solo altro mirabile esempio che all’incirca può competere col film di Clouzot è Testimone d’accusa (1957) di Billy Wilder con Tyrone Power, Charles Laughton e Marlene Dietrich. Ma andiamo per ordine: nel 1953 Henri-Georges Clouzot aveva appena finito di realizzare uno dei suoi capolavori più riusciti Vite vendute con Yves Montand, Charles Vanel e Folco Lulli. Film che piacque tanto agli americani sì da farne un remake negli anni ’70 per la regia di William Friedkin. La pellicola aveva avuto uno straordinario successo di pubblico tanto da far pensare a Clouzot di girare un nuovo film, questa volta sulla guerra d’Indocina. Purtroppo, pressioni del Governo e le preoccupazioni destate in ambiente militare, lo indussero ad abbandonare il progetto. Ricordiamo che Clouzot aveva avuto già seri problemi politici con Il Corvo (1943) girato anni prima. Nel frattempo aveva fatto breccia una nuova idea, quella di voler girare un film poliziesco. Si dice sia stata sua moglie, l’attrice Véra Clouzot che ritroveremo protagonista appunto ne I diabolici, ad avergli suggerito l’idea di leggere e trasporre sullo schermo un romanzetto di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, Celle qui n’était plus.
Clouzot si appassionò così tanto all’opera da voler incontrare gli autori più volte per discuterne. Tuttavia non riusciva a ricavarne una sceneggiatura che veramente lo soddisfacesse. Poi d’improvviso ecco l’idea: stravolgere la trama, aggiungere qualche personaggio in più, cambiare completamente ambientazione, la sola cosa da far rimanere in piedi era l’omicidio. Per il resto tutt’altra storia: il dispotico direttore di un collegio, Michel Delasalle (Paul Meurisse) è sposato con la fragile Christine (Véra Clouzot), anch’essa insegnante nella stessa struttura. Christine è a conoscenza che il marito ha un’amante, la collega Nicole Horner (Simone Signoret). Non passa giorno che entrambe le donne non subiscono vessazioni e insulti da Michel, stanche di questo comportamento tramano l’omicidio e lo mettono in atto. Per far sembrare il tutto un incidente, dopo averlo ucciso nella casa di campagna di Christine, gettano il cadavere dell’uomo nella piscina del collegio. Il giorno dopo il cadavere è scomparso. Nel cast anche Charles Vanel, Jean Brochard (lo ricordate ne I vitelloni?!) e un giovanissimo Michel Serrault.
La lavorazione di I diabolici cominciò il 18 agosto del 1954 ai FranStudio di Saint-Maurice, il set blindato a giornalisti e curiosi. Accanto al regista il suo autore della fotografia di fiducia, l’impareggiabile Armand Thirard. In un primo momento Clouzot scelse di girare il film a colori ma dopo alcune prove rimase profondamente insoddisfatto e ripiegò sul bianco e nero. Mai scelta fu più intelligente: le luci e le ombre si mischiano in una droga di straordinaria efficacia, iniettando l’orrore nelle vene dello spettatore. La lavorazione durò sedici settimane. L’attore Paul Meurisse fu occupato per soli tredici giorni ma prese parte a quella che è considerata la scena più importante dell’intera opera: quella della vasca da bagno dove viene affogato. Si dice che il regista abbia preteso che l’acqua fosse ghiacciata e che per riscaldarsi il povero Meurisse dovette ingollare severe dosi di whisky. Altra scena che diede non poche grane alle attrici fu quella del trasporto della cassa dove è contenuto il corpo di Michel giù per una stretta scala a spirale: Clouzot impose che all’interno del baule si trovasse realmente una persona così da rendere più vera l’intera sequenza. Fino a pochi giorni prima della fine delle riprese il film era destinato a intitolarsi Le Vedove, nome giudicato poco attraente, quindi la scelta cadde su I diabolici, suggerita dal titolo di una raccolta di macabre novelle di Barbey d’Aurevilly (citato proprio all’inizio del film) chiamata appunto Le diaboliche.
I diabolici uscì nelle sale francesi nel gennaio 1955, in Italia giunse solamente nel novembre del 1956. La pellicola ha il primato di aver introdotto per la prima volta l’usanza di impedire al pubblico di entrare in sala a film già cominciato. L’angosciante colonna sonora, diretta dal Maestro Georges van Parys, è forse la più breve nella storia del Cinema: essa infatti è presente a inizio film per soli 1 minuto e 57 secondi e a fine pellicola per 24 secondi. Basta questa brevissima introduzione a far calare lo spettatore negli inquietanti eventi che andrà a vedere. Il film ebbe enorme successo, vinse diversi premi tra cui anche il New York Film Critics Circle Award. Vanta a tutt’oggi tre rifacimenti, due per la televisione e, quello più noto, per il cinema con Sharon Stone e Isabelle Adjani. Si dice che Boileau e Narcejac a fine proiezione si guardarono negli occhi l’un l’altro increduli della bravura di Clouzot nell’aver così sapientemente stravolto l’intera trama da loro creata. Altra voce di corridoio vuole che Hitchcock non fece in tempo ad accaparrarsi i diritti del romanzo e che i due autori per non lasciarlo completamente a bocca asciutta scrissero per lui quello che poi diventerà Vertigo (1958).
Il doppiaggio italiano di I diabolici è degno di nota: Paul Meurisse è doppiato dall’immenso Bruno Persa, Simone Signoret da Andreina Pagnani, Véra Clouzot dalla bellissima voce di Dhia Cristiani, Charles Vanel da Amilcare Pettinelli, Pierre Larquey da Mario Besesti, Jean Brochard da Luigi Pavese e Michel Serrault da Giulio Panicali, che probabilmente curò anche la direzione del doppiaggio. L’accenno al doppiaggio in questa pellicola è dovuto: nel finale, in francese, il film si conclude con una certa frase pronunciata da Larquey, frase che in lingua italiana viene tradotta non proprio alla lettera e che in originale connota l’intera vicenda con una sfumatura in più di mistero. Nella nostra lingua, purtroppo, la questione viene più “razionalizzata”. Non si può dire altro poiché è lo stesso regista a raccomandarci con un cartello alla fine della pellicola di «Non essere diabolici nel raccontare il finale del film».
Per i collezionisti: degne di nota sono le edizioni in blu ray di I diabolici, rispettivamente inglese della Arrow Academy e americana della Criterion: quest’ultima è, fra le due, come al solito la migliore, ma sento di consigliarle entrambe in quanto hanno contenuti extra differenti. Nel 2016 l’Italia, invece, ha incredibilmente ancora il dvd, pubblicato nell’aprile scorso, e l’intenzione di farlo uscire in hd in un’edizione degna di stima è ben lontana, tuttavia si afferma che il restauro presente su dvd italiano è in alta definizione. Sarà… Per gli amanti di questo capolavoro, non si può non avere il libro in inglese di Susan Hayward intitolato Les diaboliques, saggio che svela i retroscena del film; e soprattutto, per i malati cronici, L’Avant Scène Cinéma n° 463, numero in carta patinata dedicato al film di Clouzot contenente l’intera sceneggiatura, aneddoti e foto di scena anche inedite.