Ghost Rider – Veicoli di vendetta
Più le cose cambiano, più esse rimangono le stesse.
Sembrerebbe un trend degli ultimi anni, infatti, quello di creare prodotti seriali di intrattenimento, serie televisive o fumetti, caratterizzati da punti di accesso posti a breve distanza, nuovi inizi che permettano a un pubblico vasto di approcciare il prodotto stesso in qualsiasi momento superando il timore di essersi perso troppo e di non capire aspetti fondamentali dell’opera. Nei fumetti questa pratica trova la sua applicazione in diversi modi. Uno di questi è il reboot, stile DC Comics, dove un intero universo narrativo viene, periodicamente, azzerato e fatto ripartire da capo, a seguito di un evento apocalittico. Un altro, tipico della Marvel degli ultimi anni, è la strutturazione delle serie a stagioni, mutuando dalle serie televisive, con la chiusura delle principali trame e sottotrame a fine stagione e, spesso, un cambio di team creativo che crea curiosità intorno alla nuova serie. Nulla di tutto questo, tuttavia, è nuovo. Se, infatti, il primo reboot DC, Crisi sulle terre infinite, risale al 1985, fu Stan Lee stesso a volere il prodotto Marvel Comics come approcciabile ogni due-tre anni stimando in detto periodo il ricambio di generazionale che, in termini di pubblico, avrebbe portato nuova linfa in termini di lettori alla casa editrice.
Tale è, dopo un periodo di continuity di ampio respiro con complessi intrecci soap operistici, la struttura della proposta Marvel attuale, dall’iniziativa All New Marvel Now! In poi. Un esempio chiaro, in tal senso, è il volume Ghost Rider – Veicoli di vendetta, che raccoglie i primi dodici numeri della serie che ha tentato di rinverdire i fasti di uno dei franchise più famosi della Casa delle Idee, lo Spirito della vendetta con un teschio fiammeggiante a cavallo di una moto con ruote di fuoco. Gli elementi fondativi ci sono tutti : un protagonista alle prese con problemi stringenti nella vita quotidiana, un classico Marvel, un’entità soprannaturale che lo possiede, lo specifico di Ghost Rider, e il conflitto con essa che si alterna ai tentativi di condurre una vita normale. Ci sono poi elementi di modernizzazione del mito stesso : la provincia americana contemporanea, le gang, la moto sostituita da una fiammante auto nera, un protagonista dall’etica non esattamente irreprensibile.
Sulla carta i numeri per un buon fumetto ci sono, tuttavia qualcosa in Ghost Rider – Veicoli di vendetta non funziona. La serie è scritta bene ma non eccelle, un compito ben entro i binari ma nulla di eccezionale, e il disegno è buono solo nella prima parte del volume, quella curata da Tradd Moore, autore di Luther Strode, il cui segno pulito e dinamico si sposa perfettamente con il tono della serie. Tuttavia, quando Moore cede le matite ad altri, il segno grafico diventa mediocre quando non addirittura fastidioso, togliendo molto alla caratterizzazione grafica di un personaggio che su di essa si reggeva e sottraendo spinta a una trama che, per l’appunto, non regala grandi emozioni. C’è di meglio in casa Marvel.