Sono una zoccola, e allora?
Intervista senza complessi a Valentina Nappi
Valentina Nappi, interprete dello “scandaloso” corto Queen Kong, riassume la sua filosofia di vita: “Sono una zoccola, e allora?”
Non è certo una ragazza timida Valentina Nappi. Non tanto per il mestiere che si è scelta, né per la sua forte determinazione che a soli 25 anni, in 5 anni di carriera, l’ha resa la pornostar italiana più nota al mondo. È caparbia, consapevole, colta e non le manda certo a dire. All ‘ultimo Pesaro Film Festival durante il Q&A, al termine della presentazione di Queen Kong, di cui è protagonista, secondo cortometraggio prodotto all’interno del progetto Le ragazze del porno con la regia di Monica Stambrini, non si è tirata indietro. Risponde per le rime a Bruno Torri, cofondatore con Lino Miccichè del festival, a Daniele Vicari, regista di Diaz e ospite della manifestazione, e a qualche spettatore, tutti rei di non chiamare le cose come stanno. «Non sono sfruttata da nessuno, il porno è l’unico settore dove le donne guadagnano più degli uomini, sono una zoccola, non sono un’attrice». Quella di zoccola («Sono una zoccola, e allora?») è l’unica definizione che accetta, che si autoconferisce, per il resto sembra davvero allergica a tutto ciò che possa assomigliare anche solo lontanamente a un’ipocrita etichetta. Così anche Monica Stambrini che da brava regista (suo il film Benzina del 2001 e Sedia elettrica, il making of di Io e te di Bernardo Bertolucci) non spiega al pubblico il film (che si presta a diverse interpretazioni), ma ne difende le scelte artistiche.
Monica, chi sono e cosa vogliono Le ragazze del porno
Tutto nasce da un reportage che Tiziana Lo Porto aveva fatto sul progetto svedese Dirty Diaries. Mi ha proposto di fare anche in Italia un lavoro collettivo di porno al femminile. Chiunque contattavamo si diceva entusiasta ma dopo problemi produttivi, promesse non mantenute e ricerca fondi, siamo rimaste in dieci ma andiamo avanti. Credo sia importante questa unione tra donne. Non per un discorso femminista o per i nostri corti sul sesso, ma per farci forza e fare fronte comune contro le piccole discriminazioni quotidiane del nostro mestiere, tipo i ghetti da quote rosa che ci mettono una contro l’altra.
Non c’è il rischio di arrivare in ritardo sui tempi
Il progetto iniziale era quello di produrre un lungometraggio a episodi, ma avendo dovuto ricorrere all’autofinanziamento i tempi si solo allungati. Per questo abbiamo scelto di uscire con i corti già pronti. Il prossimo sarà Mani di velluto, una stop motion fotografica di Regina Orioli.
Valentina, cosa ti ha convinto ad aderire a Le ragazze del porno
Io non faccio parte del collettivo, ma mi era sembrato un progetto interessante e ho mandato una mail. Monica mi ha risposto, abbiamo iniziato a parlare di porno, di sessualità e anche dell’idea di creare dei tutorial sul sesso. Poi lei mi ha proposto Queen Kong e dopo aver letto la sceneggiatura ho detto sì. Non avevo mai interpretato una bestia e mi è sembrato un esperimento interessante.
Lo hai fatto vedere ai tuoi colleghi?
Sì, l’ho mostrato a colleghi e addetti ai lavori del porno e mi hanno detto che è eccitante e ci giocherebbero sù.
Quindi un progetto che potrebbe essere sviluppato in altri ambiti…
No, no, nel senso che lo hanno trovato eccitante e si toccherebbero.
Monica, da dove nasce Queen Kong? E hai pensato subito a Valentina?
Con Le ragazze del porno abbiamo deciso di realizzare le nostre fantasie erotiche. Io avevo in mente un’orsa, poi una gorilla, da cui il nome Queen Kong. Poi ci siamo resi conto che sarebbe costato davvero molto, perché il make up con i peli è tra i più costosi: avremmo tripliclato il budget. Per questo ho poi pensato al satiro, ma il titolo è rimasto. Non ho pensato subito a Valentina, perché immaginavo un donnone e lei è uno scricciolo. Poi grazie all’amicizia con lei, parlando con lei, mi sono svegliata e ho capito che sarebbe stata perfetta.
Valentina, tu hai mai avuto questo tipo di fantasia erotica?
Tutte siamo cresciute con la fantasia dell’uomo nero, del bestiale. Per esempio avevo visto questo film, La bestia (di Walerian Borowczyk, ndr) che è un erotico ed è molto carino. Ma personalmente non ho mai avuto questo tipo di fantasie.
Per diventare Queen Kong ti hanno dovuto truccare il volto e il corpo. Era una novità?
Sei ore di trucco ed è stata una novità. Per fortuna sono una persona paziente e con le protesi è stato più facile recitare. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo subito una creatura bestiale. Di solito nel porno non ci sono i soldi per il trucco.
E le protesi? Te le sei portate a casa?
Sì, certo. Ho due vagine, una ce l’ha Monica. Poi ho le orecchie e anche la faccia, ma si è un po’ sciolta.
Invidia del pene, paura della vagina. Queen Kong parla di questo?
Da invidiosa del pene quale sono (ride), tanti più falli potevo dare a queste due donne (code e clitoridi giganti, ndr), tanto più sarei stata contenta. Ma scherzi a parte, credo che oggigiorno le donne abbiano imparato a conoscere meglio il proprio corpo e questo aiuta a no avere più pure e invidie.
Uomini e donne hanno percepito diversamente il film?
Alcuni uomini si sono sentiti disgustati, le donne forse ridono di più. Ma non è così universale e spero che ognuno “subisca” il film a suo modo, al di là del gender.
In Queen Kong, esattamente come nel porno, il film parte da una scopata. Eppure si dice che le donne preferiscono la trama.
Stambrini: Mi avevano consigliato di aggiungere qualche dettaglio, ma io volevo entrare proprio, boom, dentro. Forse, senza rendermene conto, ho usato lo standard del porno, ma non si tratta di una scelta presa a tavolino.
Nappi: Facendo una ricerca online su Alexa (sito che fornisce dati sugli utenti dei siti, ndr), ci si rende conto che le donne prediligono il sesso violento alla Rocco Siffredi (sorride) e che a cercare il porno romantico sono prevalentemente gli uomini. Bisogna dirlo. E anche il porno femminista è più guardato dai maschi. Credo sia divertente. Comunque è limitante parlare di sessualità in termini di genere. Io non mi definisco nemmeno più bisessuale, ma pansessuale.
Parliamo di distribuzione. La rivoluzione digitale ha cambiato la filiera del porno, e sta cambiando anche quella del cinema tradizionale. Eppure le piattaforme di distribuzione online non si sono aperte all’hard, nonostante il parental control
Servizi come Netflix e iTunes sono per famiglie e ghettizzano il porno per evitare che finisca in mano ai bambini, sebbene poi siano pieni di documentari pruriginosi che sfiorano l’argomento, senza scene esplicite. L’esperienza della sala a luci rosse, quella sarebbe oggi la vera rivoluzione, dove si guarda un porno fianco a fianco con uno sconosciuto.
Ma non avete pensato a una vostra distribuzione digitale?
Sono attratta dai servizi di video on demand e come Ragazze del porno abbiamo pensato ad autodistribuirci online. In molti ce lo chiedono, ma al momento vogliamo aspettare, partecipare ai festival e capire fino a che punto possiamo spingerci.
Valentina, stai pensando di aprire un tuo sito?
Ho aperto il mio sito da due mesi e produco materiale low budget. Al momento sto ercando di coinvolgere persone al di fuori del porno, soprattutto per l’uso della camera, così da avere uno sguardo nuovo. In America chi fa questo mestiere lo fa con ritmi e impegni da ufficio, io vorrei fare qualcosa di diverso. L’obbiettivo per ora è avere una produzione che ci dia da mangiare e che mi permetta di investire su operazioni che mi piacciono, come avrebbe potuto essere Queen Kong. Per ora non me lo posso permettere: lo stereotipo delle pornostar che guadagnano tantissimo non è vero.
Queen Kong rappresenta l’inizio di una nuova carriera?
Io non voglio fare l’attrice tradizionale, voglio fare porno, se poi capita di interpretare personaggi diversi, come con Queen Kong, va bene, ma ho scelto il porno. Sdoganare la sessualità oggi è molto importante e io non ho mai capito perché non potessi scegliere di scopare tre ragazzi in una settimana se mi andava, così come non ho mai capito perché un horror può andare al festival di Cannes e un porno no.
Qui a Pesaro hai dovuto rivendicare la gioiosità del sesso. Ce n’è ancora bisogno?
Secondo me sì. Non ho mai visto un film sul sesso che ne rivendichi il lato gioioso. Se ci pensi è così. Di solito il sesso nel cinema è legato a tematiche drammatiche e pesanti.
E allora Le ragazze del porno non sono così in ritardo sui tempi…
Forse no…
Monica, che porno guardi
Mi piacciono i gonzo perché c’è un’illusione di realtà
E tu Valentina, che genere di film tradizionali preferisci?
Non credo nei generi, nel cinema come nella musica. Ho iniziato a guardare film da quando ho cominciato a fare porno, desiderando i mezzi di Hollywood per mettere in scena l’hard. Se dovesi nominare un film sul sesso visto recentemente, penso a Eisenstein in Messico di Peter Greenaway, che tra l’altro adoro. Lì c’è il sesso, ma non è triste e per me è un film bellissimo.
E per una sera sul divano con il tuo compagno?
Non mi piacciono le serate sul divano, non riesco a star seduta davanti a uno schermo. Questo è il mio problema.