Independence Day – Rigenerazione
2016
Independence Day – Rigenerazione è un film del 2016, diretto da Roland Emmerich
Era il 1996 quando le popolazioni dell’intero pianeta si erano ritrovate a fronteggiare la più grande minaccia della storia dell’uomo. Era il 1996 quando le nazioni di tutto il mondo guidate dal Presidente degli Stati Uniti Thomas J. Whitmore (Bill Pullman), avevano gridato la loro indipendenza ribellandosi a una letale invasione aliena. Sono passati vent’anni da quel glorioso 4 luglio 1996, vent’anni per noi ma quattro lustri anche per il mondo immaginato da Roland Emmerich nel suo Independence Day. Cosa è successo a Hollywood in tutto questo tempo? Le voci di un seguito del film campione di incassi iniziano a infiammare gli appassionati degli alieni “Apple-addicted” già nel 2004 ma poi, complici il cachet troppo elevato di Will Smith e l’11 settembre, tutto finisce di nuovo in formalina. Nell’ottobre 2011 la Fox nega categoricamente a Smith il contratto da 50 milioni di dollari richiesto dall’attore per girare i due seguiti, per contro, Emmerich garantisce che il film si farà, con o senza Will Smith. La proverbiale quadratura del cerchio è stata trovata ed è solo questione di tempo prima che la macchina produttiva di Emmerich sforni il tanto atteso sequel. Qualche indecisione sul titolo (Returns, Retaliation, Rises, Requiem) ma alla fine nel giugno del 2015 viene confermato il nome del progetto: Independence Day – Resurgence.
Ma cosa è successo alla Terra nei vent’anni trascorsi dal 4 luglio più distruttivo della storia? Gli alieni ci hanno insegnato tanto e David Levinson (Jeff Goldblum) è a capo della ESD (Earth Space Defence). In vent’anni la Terra ha trovato un lungo e inedito periodo di pace nel quale i governi di tutto il pianeta si sono uniti cercando di sfruttare le tecnologie aliene per prepararsi al ritorno dei bellicosi extraterrestri. Basi lunari, avamposti su Giove e Saturno, una rete satellitare all’avanguardia e caccia stellari capaci di viaggiare nello spazio. Nemmeno a farlo apposta, però, il 4 luglio 2016, durante il discorso celebrativo della presidentessa americana Lanford (Sela Eard), una nuova enorme astronave aliena (quasi cinquemila chilometri di diametro) raggiunge la Terra con il chiaro intento di spazzare via la razza umana. Ripescando buona parte dei vecchi eroi che nel 1996 salvarono il mondo e presentata una next generation di combattivi terrestri, ecco che la battaglia ha inizio. “Le dimensioni contano”, citando il Godzilla di Emmerich (1998) o “Ci serve una barca più grossa”, scomodando Brody di Lo squalo (1975).
Ma a volte non basta elevare a potenza la grandezza della minaccia per replicare il successo e questo è uno di quei casi. Se l’incipit aveva di sicuro un appeal tutto particolare, lo svolgimento vanifica il potenziale di un mondo futuro incentrato sulla tecnologia aliena. Citazionista allo sfinimento (la regina aliena è, in salsa gigantesca, una brutta copia della queen di Alien, così come Liam Hemsworth è la brutta copia di Maverick Mitchell in Tog Gun e potremmo continuare), il film subisce il fascino del suo originale copiando laddove un tempo aveva ispirato. Quasi tutti i personaggi sono al servizio di una storia che procede a tappe serrate in una sorta di check-list narrativa davvero ingombrante, il cui unico scopo è arrivare alla dissolvenza finale, preparatoria al prossimo sequel (che probabilmente non vedremo mai, essendo vincolato al successo di Rigenerazione). Gli attori, se escludiamo Bill Pullman e il ritrovato Brent Spiner (il dottor Brackish Okun) che sopperiscono con la professionalità alle carenze di trama, non sanno bene cosa fare e si vede. Ma quindi, qualcosa funziona in questo film? Sì. Gli affreschi distruttivi hanno sempre il loro fascino ma questa volta non è sufficiente per compensare tutti gli altri difetti. Forse non saremmo dovuti sopravvivere al 1996.