I Am Not a Serial Killer
2016
I Am Not a Serial Killer è un film del 2016, diretto da Billy O’Brien.
Quanto piacciono i serial killer? Può sembrare una domanda strana, ma indubbiamente l’insana figura dell’assassino seriale suscita nell’uomo comune un curioso e anomalo fascino. Se così non fosse nessuno avrebbe scritto romanzi o prodotto film che raccontano storie di omicidi, non avremmo decine di opere, più o meno fantastiche, su Jack lo squartatore oppure enciclopedici volumi che raccolgono nomi e storie di morte. Particolarmente morboso, è vero, ma la verità è che gli abissi della psiche umana attraggono irrimediabilmente molte persone che problemi psichiatrici non ne hanno. Che sia per un fattore di scoperta e conoscenza oppure per la curiosità di osservare fin dove l’uomo può spingersi, la cronaca nera possiede più aficionados di quanti ne avrebbe il Jurassic Park. Pensateci, quanta gente si ferma a osservare gli incidenti? È la morte ad affascinare e più truce è, maggiore attenzione cattura. I Am Not a Serial Killer lavora su questo, ma si concede il lusso di sterzare, prendere una scorciatoia e mostrarci tutto quanto da una prospettiva differente: quella di un ragazzo che non è ancora un serial killer, ma un giorno potrebbe consapevolmente diventarlo.
Tratto dall’omonimo romanzo di Dan Wells, la storia ci introduce in una sonnolenta cittadina del Midwest, dove John Wayne Cleaver, sedicenne ambiguo e strano con l’ossessione per i serial killer, aiuta la madre e la zia nell’obitorio di famiglia. Preoccupato di avere sintomi che sembrano presagire un destino da omicida, John frena sé stesso mentre frequenta il Dr. Neblin, lo psicologo che lo aiuta nella sua sociopatia. Tuttavia, alcune morti nella città iniziano a insospettire il ragazzo, che scopre l’esistenza di un assassino nella comunità, incapace di fermarsi, e le quali azioni scatenano in John una sfida a cui non saprà resistere. Intrigante e drammatico, I Am Not a Serial Killer riesce a mostrare una vena ironica inaspettata, che non stride nella trama seriosa, ma anzi la rende ancora più gradevole e accattivante. Giocando con l’atmosfera precaria di film d’altri tempi, cupa e a tratti nevosa, opprimente nel suo nascondere i segreti innominabili della classica città provinciale americana, Billy O’Brien costruisce un interessante adattamento, senza fronzoli, spietato nel mostrare l’ambiguità del male, così come le debolezze di un adolescente che si sforza di non cedere a un destino indesiderabile.
Da questo punto di vista, Max Records dimostra che la giovane età non conta e la sua interpretazione rende perfettamente l’idea del fardello che John sta portando, coadiuvato da un Christopher Lloyd minimalista e inquietante. Sulla scia del thriller, con tocchi noir, I Am Not a Serial Killer segue un percorso molto personale, dove O’Brien non calca mai la mano su un elemento in particolare, mantenendo l’equilibrio e il ritmo giusto per non annoiare mai. Questo, però, porta anche un finale non all’altezza del resto, in cui si cerca lo sviluppo di un personaggio in troppo poco tempo, virando sul sovrannaturale senza tuttavia riuscire a essere abbastanza chiari. Non è certamente l’horror della vita e la suspense è da cercare con il lanternino, ciononostante I Am Not a Serial Killer brilla di luce propria, eccentrico e originale nel suo mettere in scena protagonisti particolari, lontani da stereotipi e cliché. Un viaggio insolito nella natura dei mostri nascosti vicino a noi e, a volte, dentro di noi.