Racconto calabrese
2016
Racconto calabrese è un film del 2016, diretto da Renato Pagliuso
Una giovane donna fa le pulizie, seno bello e in evidenza, quasi una promessa di diventare moglie e madre. E invece qualcosa si rompe e si comprende che il suo ruolo è un altro – la giovane attrice che la interpreta è Maja Lionello della dinastia dei Lionello, che sta cominciando a farsi notare sul grande schermo con cautela e selezionando le parti da interpretare. Poi in scena entra la star del film, Robert Woods, il vecchio westerner, che è una bella presenza in un’opera prima, e non importa se i suoi sono cammei: il fatto è che c’è e per tutta la lunghezza del film. L’opera prima, Racconto calabrese, è firmata da Renato Pagliuso, regista classe 1958, cosentino, che crea dal nulla un interessante mistery-drama, che rapisce il cuore dello spettatore dalla prima all’ultima scena e contiene un’abbondanza d’attori tutti con una loro connotazione psicologica ben precisa, con un loro ruolo ben definito. Un film, una storia che inizia con lenta delicatezza e che, a sorpresa, parte e diventa alta velocità. Ci sono, nel lungometraggio, le tre S del giornalismo di cronaca, sesso: sangue e soldi, eppure è nel contempo una favola misteriosa e romantica.
La vicenda di Racconto calabrese si svolge in un paesino della Calabria, dove il tempo si è fermato a maghe, che mischiano il sacro al profano, e a fantasmi che coinvolgono normali cittadini in ardite peripezie. Poi, passando dal film rurale e cavalcando l’avventura, servita su un piatto d’argento dalla maga e dal fantasma, il plot si trasforma quasi in un road movie e approda a Roma. La Città Eterna è lasciata sullo sfondo e in trasparenza, perché ciò che conta è la storia, ma soprattutto la coralità degli interpreti con i loro pregi e difetti, con i loro bisogni primari da Piramide di Maslow, che sono il cibo, ma soprattutto il sesso, che ritorna nel film con donne che seducono facendo, finta di essere sedotte, soprattutto uno degli attori principali, Marco Silani— talentuoso come il collega ugualmente calabrese Paolo Mauro. Con battute a sorpresa che freddano e da sole meritano la visione.
Parliamo di attori principali e non di protagonisti perché, in Racconto calabrese, tutti sono importanti: da segnalare anche Cinzia Carrea che con determinazione e classe esprime fortemente ciò che vuole trasmettere il film e ciò che vuol essere: un omaggio alle donne, un racconto che le illustra e le descrive nelle loro mille sfaccettature, di femmine sensuali, belle, audaci, forti anche se disabili. Per citare una battuta del film: «Noi donne belle o brutte ci innamoriamo tutte, siamo stelle cadenti nella fantasia degli uomini, mine vaganti…». Praticamente, una dichiarazione d’amore all’intero universo femminile che il regista non può esimersi dal fare, e ce la racconta in altro modo, sotto mentite spoglie. Ma l’occhio dello spettatore attento non si lascia ingannare e percepisce questo sentimento ancestrale.