Copperhead vol. 1 – Un nuovo sceriffo in città
In un momento di dibattito aperto e sperimentazione fluida nei generi narrativi, non è difficile trovare opere di confine, in cui la contaminazione non è nemmeno più la cifra reale dell’opera, ma un dato di fatto che sottende alla pura e semplice fame di storie avvincenti. Copperhead è esattamente questo: contaminazione fra i generi realizzata in maniera funzionale alla realizzazione di un prodotto di consumo scorrevole, immediato e di intrattenimento.
Jay Faerber ci racconta un western di frontiera in un’ambientazione fantascientifica su cui si innestano i meccanismi narrativi del giallo, mettendo in scena una vicenda corale ricca di personaggi e di dinamiche, in un volume di presentazione in cui i conflitti principali vengono anticipati, gli attori e le relazioni fra essi vengono presentati in maniera chiara e diretta. Non mancano poi gli spunti di riflessione, tematiche figlie del contesto statunitense di cui l’opera è impregnata: il razzismo, la ferita aperta dei veterani di guerra, l’ambiguo rapporto fra potere e capitale, il difficile rapporto con i nativi.
Buona la realizzazione grafica, che unisce un gusto del dettaglio tutto europeo con tavole dal ritmo e dalla costruzione tipiche dei comics. Le pedine sono tutte in posizione e, nell’insieme, sono sistemate a regola d’arte. Nessuna di esse, tuttavia, risulta veramente incisiva. Tutto funziona ma niente aggancia veramente il lettore, non in maniera particolarmente coinvolgente, non c’è nulla di troppo originale. Copperhead è una buona serie a fumetti e vale la pena seguirla, ma sul mercato ci sono competitors davvero agguerriti.