Flesh Evil – Il male nella carne
Il commento perduto al film di Roger Fratter
Il quarto horror dell’indipendente bergamasco Roger A. Fratter, Flesh Evil – Il male nella carne (2002), già da tempo un cult per gli appassionati dell’underground italiano, conosce ora una nuova vita grazie alla distribuzione free sul canale YouTube del regista: ma non solo, il piatto forte è la presenza del ritrovato commento audio realizzato nel 2009 dallo stesso Fratter insieme al critico Davide Pulici (che guida il discorso) e all’attrice protagonista Vera Wright (Vera Vavassori). L’interessante audio-commentary è una vera e propria analisi critica su Flesh Evil e sulla filmografia di Fratter, ma ricco anche di aneddoti e curiosità: a cominciare dalla specifica sulla versione che vediamo, rimasterizzata e con alcune variazioni di montaggio volte ad “asciugare” il film. Come spiega Pulici, il suo corpus cinematografico si può dividere in tre fasi: l’horror ispirato al bis italiano anni Settanta, il thriller e la svolta radicale su un versante più autoriale e “impegnato” che continua tuttora. Chi scrive, aggiunge che i primi horror e i due thriller sono anche la produzione più interessante di Fratter, che ha il sicuro merito di aver sdoganato il cinema horror in un periodo (1998/2005) in cui nessuno o quasi lo praticava: sei film più spontanei e genuini, lontani dalla pretenziosità delle ultime opere dove Fratter adotta un registro meno convincente.
Flesh Evil è emblematico del suo modo di fare cinema: una storia volutamente minimalista dove non tutto è spiegato, la maggiore importanza delle immagini sul racconto, la musica come colonna portante dell’opera (tratti caratteristici anche dei suoi film più recenti, pure così differenti), oltre ai topoi dei suoi horror quali il sangue, l’erotismo, l’elemento soprannaturale. La vicenda, sceneggiata da Roger insieme al fratello Omar Fratter, è vagamente ispirata alla poesia Ombra di E.A. Poe, citata all’inizio del film. Il misterioso e indefinito paese di Badmarin è contagiato dal Male, che si manifesta con un’ombra nera la quale uccide o possiede le persone spingendole a compiere efferati omicidi. Carlos, Tacredi e Dora, tre amici appassionati di occultismo, percepiscono questa malvagia presenza e ne hanno la conferma attraverso alcune sedute spiritiche. Grazie anche al potere telepatico dei due ragazzi, cercano di contrastare il fenomeno ed eliminare alcuni dei posseduti. Ma il Male non può essere sconfitto. Un film tanto concreto, spaventoso e sanguigno, quanto astratto e metaforico.
Lo stesso Fratter spiega infatti la nascita dell’idea di base, una sorta di “pessimismo cosmico” sull’imperversare ineluttabile del Male, che nella storia è un fattore esoterico ma assurge a metafora del Male immanente all’uomo. Flesh Evil è un’opera che procede più per quadri visivi che non attraverso una narrazione rigorosa. Grazie a un uso accorto della fotografia e del montaggio, nascono scene suggestive, inquietanti e di un certo impatto visivo: le sedute spiritiche ambientate in un antico salone (importante il discorso sulle location), l’incubo di Dora, la possessione di Samantha Jameson da parte del demone, le presenze e gli omicidi nel bosco, fino al redde rationem nel casolare di campagna e al finale aperto. Decisamente meno riuscite altre scene: una su tutte, il ballo di gruppo in casa, frivolo e stridente con il resto, e alcuni dialoghi un po’ forzati. A dire il vero, il difetto principale riguardo ai dialoghi sta nel doppiaggio da “telenovela”, come ammette pure Fratter, a causa della ristrettezza del budget – anche se per buona parte del film la regia riesce a fare di necessità virtù.
Si diceva dell’importanza delle location: Il male nella carne è girato nel suggestivo villaggio di Crespi D’Adda e nei boschi e campi della bassa bergamasca – luoghi legati all’infanzia del regista – immersi in un’atmosfera autunnale e in grado di restituire quel clima opprimente e ansiogeno dichiarato nella citazione iniziale da Poe. L’importanza del montaggio (Fratter nasce come montatore) e della musica come guida primaria della narrazione sono di immediata evidenza, e confermate nel commento: una curiosità è l’utilizzo di musiche di recupero da alcuni spaghetti-western. Interessanti anche i racconti sulla lavorazione del film e sulla professionalità delle attrici, a cominciare dalla protagonista Vera Wright che può vantare una solida esperienza in ambito teatrale, insieme ad altre bellissime donne che sono sempre il punto forte dei film di Fratter. Da notare che nella versione YouTube le scene erotiche sono state sfocate per evitare problemi di censura, mentre sono visibili in tutta la loro forza nelle edizioni Dvd. Il male della carne è sicuramente uno tra i migliori prodotti di Fratter: sarebbe bello rivederlo all’opera in film di questo tipo.