Sonia Jeannine
Un'austriaca a Cinecittà
Sonia Jeannine: come dire, il sugo sugli spaghetti, l’olio sull’insalata, la crema dentro un bigné. Una di quelle stelline filanti che avevano il carattere della necessità nel cinema che ci piace. Jeannine con due “n” anche se in Italia scrivevano il suo cognome con una. Austriaca, viennese, nata nel 1956, teatrante all’inizio, poi assunta in forza agli Schulmädchen-Report dove era disposta a tutto. E se lo poteva permettere, perché era il tipo della madonna infilzata che al di sotto della faccia squaderna un corpo strafottente. Calò in Italia, dove venivano tutte quelle così.
Nuda era arrivata la straniera. E nuda rimase in quel pugno di film nostrani che diedero senso al suo esistere a Roma: La verginella, La figliastra di Edoardo Mulargia (da scoprire come era veramente), I prosseneti di Brunello Rondi. Anche nel Corsaro nero di Sollima non è scordabile, con la pelle vistosamente tinta color cacao, gran maneggiatrice di coltelli. La sua filmografia è fitta di titoli fino al 1982, ma con Mannaja del ‘77 aveva abbandonato l’Italia ed era rientrata a Vienna. Film, film tv, teatro, il matrimonio con un miliardario-impresario viennese, Richard Lugner, un figlia. Oggi pare che viva in Nevada, a Las Vegas, e venda case…