Porno di carta
Il 25 marzo presentazione a Milano con Michele Giordano
Nell’ambito del Book-pride Fiera nazionale dell’editoria indipendente, presso il MUDEC – Museo delle culture di Via Tortona 56, a Milano, (Innovation A | Sala Einstein) il 25 marzo 2017, alle ore 12,00, verrà presentato il libro di Gianni Passavini, Porno di carta. Vita, morte e miracoli di Saro Balsamo, l’uomo che diede l’hardcore all’Italia, Iacobelli editore. Interverrano alla presentazione, oltre all’autore, Marcello Baraghini e Michele Giordano, direttore responsabile di Nocturno, del quale vi riproponiamo l’editoriale di qualche numero fa, appunto al libro Passavini dedicato…
Il dossier dello scorso numero di Nocturno l’abbiamo dedicato a Videoimpulse, lo storico defunto mensile di piaceri e misteri dell’hard che, soprattutto negli anni Novanta, ha segnato un importante momento di transizione, un ponte, fra quelli che potremmo considerare a ragione i “pionieri” del porno cartaceo Anni Sessanta e la mefitica era (Ventunesimo secolo) delle luci rosse su Internet, il tutto mediato da un “porno” televisivo camuffato da intrattenimento popolare, quello dell’era berlusconiana. Esce ora un libro di Gianni Passavini, Porno di carta, (Iacobelli, 18 euro) che racconta di quei “pionieri” combattivi fino al proprio esaurimento. È l’epopea che incarna l’energia cinetica della liberalizzazione dell’immagine stampata: sono le pubblicazioni di Saro Balsamo, l’editore catanese (scomparso per un ictus il 6 febbraio 2005) la cui storia è un illuminato racconto di un’Italia bigotta e sessuofobica che, pian piano, comincia a risvegliarsi, riappropriandosi di ciò che moralisti (cattolici e non) avevano loro precluso. Non che oggi le cose siano così cambiate, ma questo è un altro discorso… Quello di Passavini, giornalista che aveva cominciato immaginando una carriera di inviato di guerra, poi passato a dirigere il Quotidiano dei Lavoratori e infine arruolato nel team di Balsamo è a tutti gli effetti un libro di storia. Di storia italiana. La splendida prefazione di Giampiero Mughini esalta questo concetto. Balsamo pubblicava Le Ore, Men e decine e decine di altre pubblicazioni di ogni genere.
Mi ha raccontato l’amico Marino Amiotti, che fu direttore di fatto di alcune riviste di hard di Balsamo, che in redazione vedeva mistici buddisti, intenti a ispezionare il loro house organ, impegnati in slalom fra scrivanie traboccanti di foto di pompini e scopate. Ma chi era Balsamo? Un miliardario «che viaggiava scortato da un’Alfetta davanti e un’altra dietro alla sua auto», che liquidava le (rare) rivendicazioni sindacali dei suoi dipendenti con un «non rompetemi i coglioni», un (presunto) affiliato alla mafiosa Pizza Connection, uno che si spostava per i cieli con il suo personale Agusta A109, (per non dire degli yacht), uno che riusciva a separare il proprio ruolo di editore a luci rosse da quello di personaggio di spicco del jet-set, uno che aveva sposato in prime nozze (ebbe tre mogli) l’altra nota editrice di pubblicazioni hard Adelina Tattilo, uno che annoverava nelle sue redazioni milanesi di via Fatebenefratelli 15 (proprio di fronte alla Questura di Milano…) e di via Zuretti 34 fior di collaboratori intellettuali di sinistra, ma anche personaggi di destra (come il mitico direttore Walter Peroni) e persino futuri brigatisti. Pecunia non olet. Un’avventura che durò più o meno trent’anni, fino al 20 settembre del 2000, quando le società di Balsamo dichiararono fallimento a causa del calo di vendite determinato soprattutto dall’avvento di espliciti VHS e DVD e delle migliaia di copie “rese” stagnanti nei magazzini. Poco poté la vendita “cellophanata”, al ribasso, due o tre insieme. Curiosamente (ma non troppo) la notizia del crack la darà solo Panorama con un articolo dell’allora caporedattore di Videoimpluse Fabrizio Zanoni.
I creditori vennero pagati (o almeno così fu per il sottoscritto che aveva collaborato agli ultimi numeri de Le Ore..), ma la pacchia era finita. Scrive Passavini nell’introduzione: «(…) Nella seconda metà degli anni Sessanta» c’era «una situazione ideale dal punto di vista politico, religioso e civile per l’incursione della stampa sexy», c’era «il massimo dei divieti» e «il massimo della voglia di liberarsene. La censura e la sessuofobia permeano in modo così assoluto e ottuso la società, da essere anche le prime a venire attaccate e poi a cedere sotto i colpi delle nuove istanze di libertà che attraversano il Paese. L’Italia di allora rappresenta un brodo di coltura primordiale perfetto per l’incubazione del germe pornografico, che nascerà e rapidamente si replicherà in modo esponenziale – come un virus – nel giro di pochissimi anni, saturando le rivendite di giornali e assicurando guadagni miliardari a editori e distributori». Un libro assolutamente imperdibile per chi voglia conoscere la vera storia di questo Paese e non solo quella che ci fanno studiare a scuola.