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3%

2016
Titolo Originale:
3%
REGIA:
César Charlone, Daina Giannecchini, Dani Libardi, Jotagá Crema
CAST:
Bianca Comparato (Michele)
João Miguel (Ezequiel)
Mel Fronckowiak (Julia)

Il nostro giudizio

3%, ideata da Pedro Aguilera e diretta da César Charlone, è la prima serie brasiliana targata Netflix.

Siamo in un futuro distopico e l’umanità è rigidamente spaccata in due: la stragrande maggioranza della popolazione vive nelle Favelas tra violenze e povertà, la restante parte è composta dagli abitanti dell’Offshore (paradiso terrestre), i quali, una volta l’anno, offrono a tutti i ventenni delle Favelas la possibilità di affrancarsi dal loro stato di indigenza e di guadagnarsi un posto tra i “privilegiati”. I candidati devono essere ammessi al Processo: un percorso che prevede una serie di test cognitivi e comportamentali che solo il 3 % di loro riuscirà a superare per raggiungere – letteralmente – la “Terra Promessa”. Il gruppo a cui Aguilera ci fa affezionare è quello composto da: Michel (Bianca Comparato), infaticabile sostenitrice del “bene” e della “giustizia”; Fernando (Michael Gomes) ragazzo disabile sulla sedia a rotelle, che nella vita ha un unico e solo obiettivo: superare il Processo; Marco (Rafael Alzano) rampollo di una famiglia i cui componenti sono sempre riusciti a far parte del “meritevole” 3 %; Rafael (Rodolfo Valente) machiavellico e misterioso e Joana (Vaneza Oliveira) sola al mondo, con un’unica fedele amica: la sua tenacia. La serie è una tentata fusione tra lo sci-fi e la sperimentazione sociale. Il tema è potente e il messaggio forte e chiaro. Nessun velo di Maya da squarciare: il mondo che ci viene presentato è lo spaccato cinico e lucido di quello a cui apparteniamo.

dentro 1

Il tema è cruento, spietato e non lascia spazio a sentimentalismi. La sceneggiatura è ben scritta e le scelte registiche di César Charlone sono apprezzabilissime: luci e colori si scoprono modestamente senza mai catturare troppo l’attenzione. Tuttavia, la ridondanza di scene reiterate, puntate lente e momenti morti che si trascinano anche in sequenza penalizzano l’efficacia dello script. Il sospetto è che Aguilera non abbia individuato il suo target: è una serie che può affascinare gli amanti della sci-fi, incuriosire sociologi e studiosi della mente umana interessati alle dinamiche di gruppo, catturare i manicheisti bramosi di un definitivo epilogo nella lotta fra bene e male e intrigare i nerd stimolati dalle prove che i protagonisti devono superare. Aguilera non settorializza il suo pubblico: le dinamiche di gruppo sono appena accennate, ma non esaminate, i test dei concorrenti sono esigui e facilmente intuibili e i giochi d’astuzia prevedibili. Più semplice dedurre il target che Aguilera scarta: non può essere il pubblico bramoso di moralismi della domenica pomeriggio che si lascia coinvolgere dalle querelle aizzate da Massimo Giletti.

dentro 2

Non è una serie per adolescenti: 3% è l’epifania degli oscuri lati dell’animo umano che si fenomenizzano mediante uno spietato procedimento volto a scardinare l’immagine di ogni singolo concorrente e a far emergere la vera natura di ognuno di loro. E l’Es, a un certo punto, emerge (sacrificando barriere sociali e i concetti di “giusto” e “sbagliato” in favore dell’istinto di sopravvivenza). I daimonion, quelli che abitano le segrete dello spirito umano, restano gli unici alleati. Infine, di certo, non è una serie per romantici: nessuna scena strappalacrime, nessuna storia d’amore struggente. Ma il vero, grande assente è il focus: Aguilera ha le idee chiare sul messaggio, ma non sa chi sia il pubblico e, di conseguenza, come tenerlo sveglio.