In gergo fumettistico, un bonellide è un fumetto che, per formato e per contenuti, segue la falsariga della casa editrice che ha dato i natali a Tex e Dylan Dog. I risultati vanno dalla pedissequa imitazione alla rilettura all’insegna della più antiretorica rottura possibile. Valter Buio, il personaggio creato da Alessandro Bilotta e ripubblicato in versione omnibus da Star Comics è più o meno questo, un rivedere modelli consolidati scardinandone i meccanismi più collaudati. Valter Buio è uno psicanalista che, per clienti, ha le anime inquiete dei morti che si avvalgono dei suoi servizi per tornare in pace. Con un’attitudine più che liberale nei confronti dell’alcool e una vita travagliata alle spalle, la creatura di Bilotta esercita la sua professione in un barcone sul Tevere.

Sopra le righe, non c’è che dire, specie se si considera che, a differenza di altri fumetti che si inseriscono nel solco tracciato da Bonelli, Valter Buio rinnega per quanto possibile l’azione e l’avventura per un horror che, pur mantenendo le proprie radici popolari e non cercando l’autorialità fighetta, si muove secondo logiche proprie cercando una voce che lo distingue dalla massa. Il paragone con Dylan Dog, in particolar modo con la gestione Sclavi, è più che naturale, i punti di contatto sono numerosi quasi quanto le divergenze ma, doveroso dirlo, Valter Buio esce nettamente sconfitto dal confronto.

Intendiamoci, il fumetto di per sé funziona, intrattiene ed è senza dubbio una lettura sui generis, ma per quanto bravo Bilotta non ha il lirismo di Sclavi né la sua capacità di toccare le corde più profonde del lettore. Certo, sono forse altri tempi e il fumetto oggi come oggi è cambiato, non di meno è giusto contestualizzare. Il recupero di Valter Buio resta interessante, la miniserie si è conclusa qualche annetto or sono e rivederla in volumi più corposi fa piacere, per rivivere un capitolo poco conosciuto della storia del fumetto nostrano.