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La cugina del prete

DVD

Il nostro giudizio:

Sesta uscita Opium Visions, e sesta chicca proposta dalla label per farci leccare i baffi. Questa volta parliamo di un film porno proveniente dal sottobosco dell’underground americano anni 70, quella zona remota e oscura dell’industria cinematografica statunitense che, marchiata a monte dall’infamia dei suoi contenuti sessualmente espliciti, ha prodotto e distribuito centinaia di film folli, genuinamente fuori controllo, magari grezzi e poverissimi ma, anche, capaci di essere concretamente destabilizzanti, sovversivi, e di fiancheggiare, in maniera più o meno conclamata, le rivoluzioni culturali e sociali di quegli anni. Il fascino e i molteplici motivi di interesse dell’hard core americano underground (si pensi a quello newyorkese, per esempio), sono da tempo oggetto di studi e approfondimenti, molti film potrebbero titillare la nostra curiosità e compendiare adeguatamente le riflessioni che ruotano intorno a queste produzioni borderline. Opium tuttavia non si limita a puntare il fuoco su un film qualunque, proprio no. E dal suo cilindro tira fuori un titolo davvero sorprendente, rarissimo, che addirittura porta la firma di Wes Craven! Anche se celato da uno pseudonimo biblico: Abe Snake. Non è certo una novità che tra gli “scheletri” del passato cinematografico del regista di Nightmare ci fossero dei film pornografici, lui stesso lo ha dichiarato in più occasioni senza però voler mai specificare in dettaglio di quali film si trattasse. The Fireworks Woman (1975) è uno di questi, e adesso possiamo vederlo nella versione più lunga e completa, cioè quella italiana circolata nel 1980 con il titolo La cugina del prete, che Opium ha trasferito a partire dal 35 mm italiano originale, recuperando il doppiaggio d’epoca e alcune scene – prologo compreso – tagliate nella varie versioni americane di questo film.

Come apprendiamo nel booklet allegato all’edizione, leggendo l’approfondimento filologico di Roberto Curti e Alessio Di Rocco (Wes e i suoi cugini), questa versione è un po’ alterata rispetto all’originale craveniano, probabilmente meno didascalico e più eversivo, basti pensare al rapporto incestuoso tra la protagonista Angela (Jennifer Jordan) e il prete Peter (Eric Edwards), suo fratello, che nella versione italiana viene mitigato da un più “sopportabile” rapporto tra cugini già a partire dal titolo. Sicché i turbamenti e i sensi di colpa che precipitano Angela dentro l’allucinata e surreale psicosi erotica che scandirà la vicenda, sono innescati dal ricordo incandescente di un rapporto sessuale consumato appunto con il cugino piuttosto che con il fratello, un dettaglio narrativo che sicuramente smorza un po’ il potenziale scabroso del film. Solo un po’, però, perché l’accorgimento non basta a inceppare concretamente la furia iconoclasta di Wes Craven, che dopo il famigerato Last House on the Left (di qualche anno prima, 1972) sembra intenzionato a togliere ogni freno e colpire ancora più duramente, come dimostrano alcune scene che replicano situazioni di Last House (da cui vengono prelevate anche porzioni dello score firmato da  Jacques Urbont), ma in maniera radicalmente più estrema.

Tralasciando una sequenza esplicita di stupro, molto disturbante, che ricorda da vicino il film precedente per montaggio e scelta delle inquadrature, va segnalata una delle scene assenti nelle versioni americane e qui reintegrata completamente: Angela viene costretta a urinare da una coppia di libertini a cui si è affidata per dimenticare il fratello/cugino. Vi ricordate il famoso “piss your pants!” ? Ecco. Immaginate la scena di Last House inserita in un contesto fortemente feticista e sadomaso, con una dominante dalle unghie laccate rosso fuoco a gestire gli spruzzi di urina mentre il dominante maschio incita la “vittima” a far pipì, per poi essere severamente punita a suon di scudisciate, colpevole di aver bagnato il grazioso vestitino bianco. Il quadretto si chiude con Angela costretta a praticare una fellatio al Padrone, mentre subisce un cunnilingus forzato dalla Padrona; un’altra situazione che, per certi versi, potrebbe anche ricordare il girato inedito di Last House on the Left emerso qualche anno fa, e pubblicato come extra in alcuni dvd e bluray del film.

Ma il campionario di sequenze hard e bizzarre che costellano il film non si esaurisce qui. Come è noto, il porno anni 70 era contenitore di numerosi feticismi, le suddivisioni in subgeneri specifici dedicati a “pratiche” particolari erano ancora di là da venire, quindi ogni film proponeva un vasto assortimento di perversioni e parafilie. Così anche La Cugina del Prete, che non ci risparmia nemmeno un’incredibile sequenza dalle connotazioni liriche e romantiche durante, però, addirittura un doppio fisting. Insomma, un porno in piena regola. Ma non va trascurato il dettaglio più importante, quello che segna la differenza e rende prezioso questo film: la regia. Craven si cela dietro uno pseudonimo ma, in compenso, ci mette la faccia. Si ritaglia un ruolo centrale, quello del deus ex machina, “l’uomo dei fuochi d’artificio“, il Destino, forse il Diavolo. Sbeffeggia l’istituzione religiosa sabotando festini parrocchiali, accendendo orge tra i fedeli, aiutando Angela e Peter a liberarsi delle sovrastrutture sociali per approdare a un meritato e immorale lieto fine, e questo balletto sulfureo e orgiastico lo dirige, dietro e davanti la mdp, con uno stile imprevedibile, già consapevole, abbandonandosi a notevolissimi slanci visionari che azzerano la distinzione tra realtà e sogno, anticipando soluzioni narrative che saranno poi il marchio di classici come Nightmare (1984) e The Serpent and the Rainbow (1988). E malgrado la versione italiana tenti, invano, di normalizzare la narrazione introducendo “spiegoni” narrativi (per esempio i flashback con i due protagonisti bambini: segmenti prelevati da un film non ancora identificato), resta inequivocabile lo stile – in nuce – del regista e la potenza del suo sguardo.

Il master proposto da Opium Visions, oltre ad essere il più completo in circolazione, ha una resa grindhouse affascinante e nettamente superiore a quanto visto in precedenza attraverso i bootleg con le versioni censurate americane. Per non farsi mancare nulla, la label oltre a fornirci il booklet con l’approfondimento di Curti e Di Rocco citato sopra, e quello di Roberto Pugliese (Il Cinema Hard secondo Craven), aggiunge come extra l’interessante intro di una riedizione italiana del film intitolata Ti voglio nuda e bagnata (del 1985, ma essendo una riedizione clandestina è difficile poter essere precisi), che complicava ulteriormente la trama sfruttando materiale proveniente da un film di Gerard Damiano (Memories within Miss Aggie, 1974), per giustificare un personaggio nuovo: la sorella di Angela, narratrice della storia. Una sequenza alternativa emblematica del criterio (scriteriato) con cui produzioni e distribuzioni manomettevano impunemente i film in base alle esigenze dei mercati di destinazione. Per tutto quello che riguarda le differenze concrete che esistono tra le versioni americane e le versioni italiane di The Fireworks Woman, comunque, vi invito a leggere i testi del booklet, ricchi di dettagli e informazioni precise. Insomma, un’altro dvd Opium da prendere senza alcuna esitazione, per scoprire un Wes Craven meno ovvio, ma degno della massima attenzione. Chapeau!