The Deuce – Il pilota
New York, 1971. Sulla 42esima strada, meglio conosciuta come “The Deuce”, si aggirano ladruncoli, spacciatori, protettori e prostitute. È un microcosmo fatto di criminalità, trasgressioni e sregolatezza, nel quale conosciamo tra gli altri Vincent Martino e suo fratello gemello Frankie, il primo un barista, il secondo un giocatore d’azzardo (entrambi interpretati da James Franco); e Eileen “Candy” Merrell (Maggie Gyllenhaal), passeggiatrice indipendente che lavora da sola. Violenza, droga, prostituzione e tanto sesso: sin dalle prime sequenze di The Deuce – Il pilota (oltre 80 minuti), emerge uno spaccato storico e sociale in cui l’eccesso, la delinquenza e la reificazione della donna la fanno da padrona. La nascita dell’industria del porno, al centro della serie, in realtà non è protagonista di questo primo episodio, che invece presenta – con un ritmo decisamente troppo lento – il lato oscuro di una Manhattan anni ’70 e i suoi protagonisti. Nonostante è evidente che i personaggi di Franco e Gyllenhaal avranno un ruolo importante nella narrazione, The Deuce si propone a tutti gli effetti come una serie tv corale, nella quale si intrecciano le storie di studentesse furbe e libertine, protettori violenti ed eccentrici, con le “loro” prostitute al seguito.
Tutto ruota intorno al sesso, che si tratti di business, di rapporti clandestini o extraconiugali, ed è proprio questo elemento a unire le diverse storyline. Il pilot della serie creata da David Simon e George Pelecanos (autori di The Wire, Treme) si concentra molto sul rapporto uomo-donna, basato su un dominio assoluto del primo: gli sguardi lascivi che il sesso maschile rivolge a quello femminile sono particolarmente significativi ed emblematici delle relazioni che intercorrono tra le due parti, lasciando trasparire quel senso di possesso che non riguarda solo protettori-prostitute. La donna è considerata come mero oggetto, merce e corpo utile al solo scopo di fare quattrini e soddisfare il piacere esclusivamente maschile. E l’unica che sembra esserne consapevole, tanto da voler sfruttare la cosa a proprio vantaggio, è proprio Candy, il personaggio migliore dell’episodio, grazie anche alla performance della sempre ottima Maggie Gyllenhaal, nel ruolo di una madre prostituta, scaltra e ambiziosa.
A non convincere, invece, è James Franco, che deve confrontarsi con due personaggi incapaci finora di coinvolgere e intrigare: solo abbozzato il fratello “cattivo”, invischiato in scommesse e numerosi debiti, più centrale il fratello “buono”, lavoratore onesto (chissà per quanto), marito infedele, nonché osservatore dei loschi affari che prendono piede sulla 42esima strada. Uno dei grandi difetti di The Deuce è senza dubbio la durata: per quasi un’ora accade poco o nulla, con una narrazione estremamente fiacca, noiosa e priva di qualsiasi guizzo, che sia di forma o contenuto. Solo nel finale il susseguirsi di alcuni eventi accelera il ritmo e aumenta il coinvolgimento dello spettatore per uno spaccato umano, desolante e disperato, dal quale emerge maggiormente anche il resto del cast. Se The Deuce riuscirà nel tempo a far affezionare il pubblico ai proprio personaggi, sbandati, complessi e controversi, la sfida potrà dirsi vinta. Fino ad allora, bisogna sospendere il giudizio (altrimenti negativo) e lasciar prevalere il beneficio del dubbio per una produzione ambiziosa che vede al timone due dei più importanti autori – Simon e Pelecanos – del nostro tempo.