Macumba
Il conto alla rovescia è un dispositivo narrativo potente. Da Il pozzo e il pendolo a Dead man walking, anticipare un destino terribile e piazzarsi a fianco del protagonista che lo guarda avvicinarsi poco a poco permette di sfruttare una struttura che parte bene, che cammina praticamente da sola e che permette di lavorare su elementi quali atmosfera e caratterizzazione dei personaggi.
Macumba, di Mattia Iacono, fa esattamente questo. L’incidente scatenante è legato a un antico artefatto di origine incerta che predice al protagonista la morte imminente e sviluppa la narrazione giocando fra l’angoscia del protagonista stesso e l’indifferenza di un mondo che lo prende per matto, popolato di personaggi a propria volta stralunati nel proprio esser pieni di nevrosi che, nemmeno troppo sottilmente, sconfinano nella follia.Il risultato è straniante, Iacono racconta con una lucidità fredda senza mai caricare oltremodo sugli aspetti espressivi dell’esternazione emotiva dei personaggi ma, al contrario, scrivendo con una mano leggera, con un distacco intelligente che rendono ancora più terribile il destino di un uomo che si trova ad affrontarlo da solo, mai realmente compreso e mai realmente considerato sotto minaccia dagli altri.
Il disegno di Iacono, autore completo con una buona padronanza del mezzo, procede in pieno accordo con la sceneggiatura di Macumba. Il tratto è cartoonesco ma freddo, per certi aspetti quasi stilizzato e comunque privo delle esagerazioni che una soluzione del genere permette, quasi ad aumentare l’atmosfera di freddo distacco che caratterizza l’opera. L’uso ampio di sfondi dai colori sgargianti ma spenti, le ombre piatte e mai sfumate proiettano il lettore in una situazione allucinata e inquietante, drammatica in quanto assurda.
Un’interpretazione originale e interessante dell’horror.