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The Lobster

2015
Titolo Originale:
The Lobster
REGIA:
Yorgos Lanthimos
CAST:
Colin Farrel (David)
Rachel Weisz (donna miope)
Lea Seydoux (leader dei solitari)

Il nostro giudizio

The Lobster è un film del 2015, diretto da Yorgos Lanthimos

Qualcuno è andato semplicemente a vederlo, non l’ha capito, è uscito e ha mangiato un hamburger da McDonald’s, perché comunque, in un angolo, un piccolo senso di vuoto era rimasto. Qualcun altro semplicemente non ha retto a siffatta cattiveria ed è scappato dalla porta di servizio. Una ristretta categoria ha iniziato a commentare già in sala e poi sul web, sulla presunta furbizia di questi nuovi giovani registi, che pescano a piene mani nel passato, cuciono, riscaldano la minestra, citano, ammiccano, piacciono e raccolgono per questo finanziamenti, pur non eccellendo nella cifra dell’originalità. A noi più semplicemente The Lobster è piaciuto. E al di là della categoria a cui vogliate iscrivervi, è un fatto che la sala fosse piena. Perché in mezzo al mare magnum delle produzioni fantascientifiche recenti, di giovanotti dalla cinepresa un po’ troppo facile e dalla indubbia vocazione “pirotecnica”, Lanthimos, a nostro giudizio, rilancia un cinema per troppo tempo dimenticato o utilizzato con estrema parsimonia solo dai veri geni del grande schermo, quello distopico. Perché in una produzione che rincorre a tutti i costi le facili risposte, The Lobster fa solo domande e le lascia volutamente aperte come faceva lo zio Stanley quarant’anni fa. Perché ogni tanto, in mezzo a polpettoni e panettoni, qualche storia deve pur finire male, anzi non finire proprio. Ecco, questa è la vera essenza del film del regista ellenico, trapiantato in terra d’Albione, di cui peraltro pare aver assorbito appieno cinismo e cattiveria. In una contemporaneità immersa pienamente nel postmoderno, in cui non ha più senso parlare di utopie tecnologiche, The Lobster sposta il centro della riflessione sull’ultima illusione rimasta all’uomo in perenne equilibrio instabile, l’amore.

The Lobster-1

Certo, cita l’indimenticato Orwell 1984, ma qui l’amore non è solo vietato, è semplicemente metodicamente dilaniato; da un lato facendolo diventare cosa buona, se ordinato, programmato e controllato, dall’altro, per il manipolo dei “ribelli” è semplicemente bandito. Così, tanto per evitare guai. E non si riesce proprio a prendere posizione. Come si farebbe del resto a scegliere fra due prigioni della mente? La trama. In un futuro e un luogo indefinito, dettaglio che non fa che aumentare il senso di disagio dello spettatore, è vietato restare single oltre una certa età. Se ciò accade lo Stato ti rinchiude in un albergo modello terme di Castrocaro dove hai quarantacinque giorni per trovare un compagno ed essere dunque reinserito in società. Se fallisci vieni portato in una stanza, che tanto fa camera mortuaria, anche se il regista si guarda bene dal farci vedere il suo interno e si viene trasformati in un animale a scelta. Il protagonista, interpretato da un Colin Farrell pingue e meno figo del solito, sceglie un’aragosta, per la sua longevità e perché ama il mare.

The Lobster-2

La ricerca dell’anima gemella si fa per affinità, insomma sul presupposto che la garanzia di durevolezza del rapporto si basi su qualcosa di solido da condividere. E non importa se sia l’epistassi o proprio la mancanza di sentimenti, perché la vera morte dell’amore è racchiusa proprio nella mortificazione della spontaneità, nell’elogio del calcolo. Capendo di essere destinato a fallire e soprattutto dopo aver trasformato la donna senza cuore, David scappa nel bosco, dove si rifugiano i solitari, coloro che rifiutano di omologarsi alle regole inumane del sistema e se ne danno di ancora più tremende. Qui l’amore semplicemente non deve esistere. David invece incontra una donna con problemi di vista come lui (Rachel Weisz) e i due si innamorano; vengono scoperti, lei accecata; fuggono. Quando alla fine arrivano in città si fermano in un diner, David afferra un coltello e va in bagno. Cosa si è disposti a fare veramente per amore?