Peaky Blinders – Quarta stagione
2017
Peaky Blinders – Quarta stagione è una serie tv del 2017, creata da Steven Knight
Ci eravamo lasciati con un finale da cardiopalma che chiudeva la terza stagione con l’arresto per sedizione e omicidio di Arthur (Paul Anderson), John (Joe Cole), Polly (Helen McCrory) e Michael (Finn Cole), davanti a un Thomas Shelby (Cillian Murphy) sempre più schiacciato dagli eventi. Peaky Blinders – Quarta stagione riparte il giorno della loro esecuzione, evitata grazie al tempestivo intervento di Tommy, per poi proseguire subito un anno dopo, nel 1925. I Peaky Blinders sono più divisi che mai, e ognuno di loro va avanti, come può, con la propria vita: Arthur e John non lavorano più nell’azienda di famiglia, mentre Polly sembra abbia perso del tutto la ragione. Solo Michael è tornato a lavorare per Thomas. Quest’ultimo è intenzionato a passare il Natale in totale solitudine, ma un inaspettato biglietto da parte della mafia italiana lo costringe a rivedere i propri piani. «Non siamo i Peaky Binders se non siamo insieme», dice Michael a John nel primo episodio, una battuta cruciale e verissima sulla quale si basa l’intera stagione. Come si suol dire, è l’unione che fa la forza e quando i nemici diventano un’organizzazione come la mafia siciliana, anche l’astuto e scaltro Thomas Shelby ha bisogno di rinforzi. L’antagonista principale quest’anno risponde al nome di Luca Changretta (Adrien Brody), arrivato direttamente da NY alla ricerca di vendetta. L’intera stagione, infatti, si puntella sul duro scontro tra Luca e Tommy, tra sparatorie, agguati, tradimenti e piani sempre più ingegnosi. Ma è davvero lui il nemico?
Rispondere a questa domanda non è poi così scontato, perché per la prima volta – dopo tre ottime stagioni – la serie creata da Steven Knight pare scricchiolare sotto il peso delle sue stesse ambizioni, indecisa su quale strada intraprendere. Per quanto sia indubbia la bravura di Brody, unitosi al cast quest’anno, vederlo nei panni di uno spietato mafioso italiano non convince. Non solo per la difficoltà nel parlare una lingua non sua, ma soprattutto perché il personaggio sembra peccare troppo di arroganza ed essere privo di quel giusto mix di intelligenza e cattiveria, qualità che invece hanno contraddistinto da sempre gli antagonisti del brillante protagonista. Questa è senza dubbio la prima nota stonata di questa quarta stagione. La seconda è il personaggio di Aberama Gold (Aidan Gillen, l’ex Ditocorto di Game of Thrones), un’altra new entry e un altro possibile villain presentato come un “selvaggio e barbaro” ma poco approfondito e decisamente sprecato. Stesso discorso per Jesse Eden (Charlie Murphy), terza new entry, protagonista di una delle storyline più deboli e frettolose (in particolar modo nel finale, poco chiaro) della stagione. Dunque, chi è il vero nemico di Thomas Shelby? Forse solo se stesso. Il protagonista è davvero intenzionato a voltare pagina, eppure il passato, quello più brutale e violento, continua inesorabile a ritornare. E non senza conseguenze.
In tal senso, diventa cruciale il ruolo delle donne. Se nella terza stagione la serie aveva messo da parte l’evidente machismo a fronte di una vera e propria ribellione femminista, la quarta stagione sotto questo aspetto sceglie una linea più moderata. Eppure, l’importanza giocata da Polly, Lizzie (Natasha O’Keeffe) e Ada (Sophie Rundle), in particolar modo, è indubbia: esse rappresentano la coscienza, il lume della ragione, il lato umano che tiene a bada quello più oscuro degli uomini Shelby, specialmente quello di Tommy, protagonista di una vera e propria crisi di coscienza che meritava – anche qui – maggiore spazio. Detto ciò, la quarta stagione di Peaky Blinders non è priva di scene epiche ed emozionanti – soprattutto nel primo e ultimo episodio – grazie anche all’eccellente cast (menzione particolare per Tom Hardy e Cillian Murphy) e all’ottima colonna sonora, da sempre uno dei punti di forza dello show. Rimane allora l’amaro in bocca per alcuni episodi poco coinvolgenti, scelte di cast errate e sprecate, e un finale ricco di colpi di scena ma sicuramente meno esaltante dei precedenti.