Nel proprio essere composto di testo e disegno, il fumetto è un mezzo narrativo che molto può guadagnare da sinergie particolarmente riuscite, in cui sceneggiatore e disegnatore comprendono profondamente l’uno lo stile dell’altro e si adattano trovando soluzioni funzionali quando non eccezionali nel valorizzarsi a vicenda. Eleanor e l’airone è un esempio felice di come due autori di successo e dall’impronta stilistica forte come John Layman (Chew) e Sam Kieth (The Maxx) possano lavorare di concerto dando vita a un’opera estremamente particolare, un ufo fumettistico che trova comodamente posto in un catalogo aperto e multiforme come l’etichetta Aftershock, una delle più interessanti del panorama fumettistico contemporaneo.

Essendoci di mezzo Sam Kieth che, pur essendo qui presente in veste di illustratore è anche autore completo e certo non difetta di spessore come narratore, le atmosfere di Eleanor e l’airone hanno senza dubbio il surreale come cifra dominante, come altrimenti non poteva essere trattandosi delle avventure di una ragazza e del suo airone che si nutre di opere d’arte. Nel suo gusto divertito per il nonsense, la scrittura di Layman è leggera e scorrevole, il suo proposito è di divertire e lo fa mettendo in scena personaggi brillanti che si muovono perfettamente a proprio agio in un contesto assurdo.

Dal punto di vista della realizzazione grafica ci troviamo di fronte a un Kieth trattenuto, un passo indietro rispetto alle atmosfere cupamente oniriche o inquietantemente oscure di altri suoi lavori come The Maxx o Sandman. Certo, siamo comunque ben lontani da un registro realistico ma, probabilmente per una maggior fruibilità, Kieth disegna con il freno a mano tirato costruendo tavole, per quanto non proprio classiche, comunque meno estreme del solito. Il tutto funziona niente male, i due autori si vengono incontro dando vita a un prodotto godibile e divertente, non un capolavoro ma di certo un buon lavoro.